La parola del papa e dei vescovi - 42

OMELIA NELLA MESSA PER IL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO A MONTE SOLE

Chiesa di S. Maria di Casaglia di Caprara
Domenica 9 settembre 1990

"Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20). Nessun altro nome oggi qui ci raduna; nessuno dei vari nomi che a turno brillano per qualche tempo nella vicenda umana, e poi irrimediabilmente si spengono: noi siamo qui convocati dal nome del Figlio di Dio e dalla sua croce. Perciò ci è data questa consolante certezza: il Signore Gesù, che vive e vince e regna su tutte le vicissitudini della storia, è qui con noi.
Non siamo schierati a favore di niente, che non sia il Vangelo di Cristo per la salvezza e la liberazione dell’uomo; soprattutto non siamo schierati contro nessuno, che non sia il demonio col suo instancabile magistero di menzogna e di morte. Se restiamo riuniti nel nome di Cristo, non siamo mai soli, non siamo mai creature senza difesa di fronte alla impietosa cecità del caso.
Chi sa di avere con sè il Redentore del mondo e decide di stare dalla sua parte, è dalla parte dell’ultimo vincitore. Senza dubbio è uno strano vincitore, che sembra sempre sconfitto: sembra sconfitto quando i suoi piccoli fratelli vengono oppressi e uccisi; sembra sconfitto quando la voce della sua Chiesa (che è la sua voce) è soffocata dal prepotere degli avversi clamori; sembra sconfitto quando il suo annuncio di vita deve cedere di fronte alle prevaricazioni legalizzate dell’egoismo. Ma alla fine la vittoria sarà sua, e di coloro che non l’avranno mai rinnegato.

Gli uccisi, che oggi vogliamo ricordare e onorare, non avevano altre militanze, diverse da quella del loro battesimo: erano cristiani, guidati dai loro pastori, che nella bufera (una bufera non provocata da loro) hanno cercato scampo presso gli altari di Cristo, e presso gli altari di Cristo sono caduti. Forse che il loro Salvatore li ha abbandonati? No, non li ha abbandonati; piuttosto li ha voluti associare in maniera radicale e forte al suo stesso destino, di vittima innocente della crudeltà e della oscura volontà di potenza, per fare più certa, più intima, più splendente la loro partecipazione alla sua gloria e alla sua gioia.
Nel libro dell’Apocalisse ai martiri che gridano a gran voce: "Fino a quando, o Sovrano, tu che sei giusto e verace, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue?" (Ap 6,10), viene detto di pazientare: pazientare fino a che si compia il numero dei loro fratelli che devono essere uccisi come loro. Quando, a ogni epoca, nella storia si scatena una follìa, poco o tanto sono sempre i discepoli di Gesù ad andarci di mezzo. I non credenti è difficile che capiscano, ma questa è una chiara e drammatica lezione di fede. Noi non ci illudiamo che si faccia giustizia quaggiù, dove neppure la verità storica riesce sempre a essere tutelata e ad emergere. Noi aspettiamo - i nostri fratelli immolati aspettano con noi - che piova su tutte le vicende umane la luce irrefragabile del giudizio di Dio.

"Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà" (Mt 18,19). Che cosa chiederemo oggi al Padre con la forza della nostra concordia, in questa assemblea fraterna così suggestiva?
Chiederemo per tutti i cristiani, e soprattutto per coloro che hanno responsabilità di guidare il popolo di Dio, l’animo di saper parlare contro il male a favore del bene, come ci è stato ricordato nella prima lettura: "Io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti... Tu li avvertirai da parte mia" (Ez 33,7).
E’ il dono spirituale che, specialmente negli Atti degli Apostoli, viene chiamato "parresìa", cioè "franchezza di linguaggio". Purchè sia ben chiaro che la "parresìa" apostolica non è la spudoratezza di difendere opinioni mondane, o comunque mondanamente gradite, davanti alla Chiesa e al suo inerme magistero; ma è il coraggio di testimoniare la verità evangelica, anche quando è scomoda, davanti al mondo e ai suoi onnipotenti mezzi di persuasione.
Poi chiederemo per noi e per tutti il trionfo della carità nella vita personale e sociale. Il cristiano è un uomo libero, che non accetta condizionamenti e legami da parte di nessuno, se non il vincolo che nasce dal suo desiderio di fare del bene e di giovare al fratello: "Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole" (Rm 13,8).
Infine, in questi luoghi così atrocemente contristati dalla violenza e impreziositi dal sangue incolpevole che qui è stato versato, imploreremo la grazia della pace e della solidarietà tra tutti gli uomini: una pace nutrita di giustizia e difesa efficacemente dal diritto; una solidarietà non tanto esaltata dalle parole di rivendicazione e di pretesa che qualcuno faccia, quanto concretamente attuata dall’impegno, anche silenzioso e nascosto, di tutti e di ciascuno.

La parola del papa e dei vescovi
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