Nei nuovi problemi e nelle nuove ed eccezionali circostanze che ora si presentano, pare a Noi riuniti nelle Conferenze annuali, necessario richiamare alcuni principi fondamentali da non dimenticarsi dai nostri Sacerdoti e fedeli.
Contro l’invadenza delle passioni violente, che purtroppo si scatenano quando infuria o ha infuriato la guerra, a rimediarne le conseguenze e i frutti di rancori, di odi, di ribellioni, sovrano antidoto sono l’esercizio e le opere della carità spirituale, di parola, di consiglio, di esortazione, di conforto; le opere della carità materiale di soccorso alla indigenza: distribuzione di viveri, di indumenti, ospitalità di poveri senza tetto, raccogliere orfani, povere vedove, poveri abbandonati. Diamoci tutti a queste opere sante!
La Chiesa ha il primato della carità scritto a lettere d’oro lungo il corso dei secoli, a lettere indelebili. Continuiamolo! Nè dimentichiamo che la migliore apologia della Fede è il cantico della carità della Chiesa che risuona nei secoli. Gesù stesso guarendo il figlio del centurione, guadagnò lui e tutta la sua famiglia alla sua sequela. - Credidit jpse et ejus domus tota - Credette lui e tutta la sua casa. (S. Matteo XIV).
Urgente è l’opera di ricostruzione prima spirituale e poi materiale. Per quella spirituale vogliamo si dia opera e predicazioni straordinarie di sacre Missioni, ben preparate, bene organizzate e bene condotte, cercando di andare là dove sono accentramenti e agglomerati di popolo e non solo aspettarlo in Chiesa - il nostro popolo. - Prediche brevi, efficaci, aderenti al momento e alle singole qualità delle persone. Il corso deve essere sufficientemente prolungato, perché possa raggiungere tutti. Molto necessario fare visite e inviti alle singole case. Non si dimentichino le efficaci opere dell’apostolato individuale, a tu per tu, a mezzo dei buoni e meglio formati ascritti alle nostre Associazioni parrocchiali.
Non grandi comunioni generali, ma molte comunioni di gruppi ben già convinti dalla parola di Dio. Il frutto della missione non è sempre determinato da una immediata grande comunione generale, ma da una larga seminagione di sante istruzioni e riflessioni, che poi a suo tempo sfociano nella conversione, che non è sempre improvvisa, come quella prodigiosa di Paolo nella via di Damasco.
Quanta immane rovina di sacri edifizi! È d’uopo mettere mano alla ricostruzione, Abbisogna che tutti si interessino, e perciò tutti concorrano fraternamente: i non sinistrati all’aiuto dei sinistrati, e ottimo consiglio sarà quello che una parrocchia non sinistrata prenda a tutelare e aiutare la sinistrata, favorendola in tutte le maniere che le sarà possibile. Conoscere poi bene le pratiche da svolgersi presso le Autorità per ottenere i promessi contributi, secondo le istruzioni già rese pubbliche.
Fiorita opera di carità sarà quella che periti in legge, periti in ingegneria offrano la loro assistenza ai poveri parroci e rettori di chiese colpite, a condizioni favorevoli e anticipando il loro lavoro al compenso che sarà dato quando il concorso governativo sarà sborsato.
È pure necessario che non si metta mano a costruzioni di edifici non più adatti per il luogo o per altre ragioni, ad essere ricostruiti con dispersione di forze, forze che possono essere concentrate in altra ricostruzione più utile o più opportuna: ubbidendo generosamente alla decisione della Autorità diocesana.
E si incominci subito a provvedere alle più necessarie ricostruzioni, perché il Sacerdote abbia un tetto e un luogo ove radunare il popolo per il Sacro culto.
La Chiesa non può essere estranea alla politica in quanto la sana politica è il retto regime degli Stati. A questo retto regime la Chiesa non può essere indifferente; quindi non è esatta la espressione: La Chiesa, il sacerdote non fanno politica, e ora si dice anche l’Azione Cattolica, perché, come la chiamò Pio XI, essa è ausiliaria del potere gerarchico della Chiesa stessa ed ha carattere essenzialmente religioso e soprannaturale come tutte le altre Associazioni religiose. Si deve dire che la Chiesa e il sacerdote, e l’Azione Cattolica non fanno politica di partito, ma debbono però essere presenti: a) per indicare, inculcare, promuovere, favorire, propagare i principi per il retto governo dei popoli; b) formare gli uomini a questi principi.
Quando il Governo si scelga per voti, la Chiesa dà le norme morali perché il voto sia dato secondo coscienza. Il dare il voto ad un indegno, ad un disonesto o a un nemico della Religione senza dubbio è colpa, e colpa grave contro la giustizia e la carità. Come anche l’astenersi da dare il voto, favorendo -con l’assenteismo- l’avvento a cattivi e disonesti governanti, implica una gravissima responsabilità di coscienza innanzi a Dio e agli uomini. Però, date le norme chiare e precise, nè la Chiesa nè i sacerdoti si gettano nella lotta (in verità non dovrebbe essere tale in popoli civili) elettorale, giacché essi, specialmente se pastori di anime, debbono evitare di chiudersi l’animo e la porta di casa dei loro fedeli. Perciò è così, e in questo senso, che giustamente si deve dire: la Chiesa e il Sacerdote non fanno politica di partito, pure chiaramente indicando, se vi è bisogno, quale partito nel suo programma non offende la Religione, la Fede cattolica e la morale. Ciò è nel suo dovere di maestra e di madre e nel suo diritto. Ciò è nel dovere di Pastori e di Padri delle anime e nel diritto di sacerdoti, di maestri e di cittadini autorevoli.
I sacerdoti poi non si iscrivono perciò nemmeno a nessun partito politico - anche buono - anche con programma ed insegna cattolica - pure, come dicemmo, favorendolo, perchè essi sono militi di un'altra milizia, anzi ne sono duci e capitani - la Chiesa di Cristo Gesù. Quanto al voto - avendolo - ne usano, per i primi, secondo coscienza nè si assentano, salvo che vi siano ragioni superiori e in casi eccezionali.
I laici cattolici poi non possono obbligarsi in coscienza, ad inscriversi ad un partito anche buono e cattolico, giacché non tutti per indole, per ragioni particolari possono esserne atti. Non conviene però - in generale - estraniarsi alla vita del paese, che tutti interessa, onde se non abbiamo ragioni gravi in contrario e se lo esige la struttura della vita del loro paese, debbono scegliere in coscienza solo quel partito od Associazione che salvaguardi i doveri di tutela, difesa, rispetto e favore della Religione e della fede cattolica. È senza dubbio vietato appartenere a quel partito o a quelle istituzione che nel loro programma offendono la Fede e la morale cattolica. Questi principi sono svolti ampiamente nella Enciclica di Leone XIII "Immortale Dei" (1 Novembre 1885) e in quella "Graves de comuni" (18 Gennaio 1901) che sarebbe opportuno fossero rilette e ristudiate nelle nostre scuole e nelle adunanze di Azione Cattolica, con gli altri atti pontifici, soprattutto del regnante Sommo Pontefice. Questi principii possono e debbono essere svolti anche nelle Istruzioni catechistiche con chiarezza; non scendendo a particolari che possono essere fraintesi, specialmente da chi vuol fare del torbido.
E così circa i vari partiti che scendono in campo in regime democratico di uno Stato, si seguano queste norme.
In Chiesa non è opportuno parlarne - scendendo a discuterli - come tali, - perché il tempio non è il luogo conveniente, e fra gli ascoltatori, che desidereremmo fossero tutti i nostri fedeli, ci potrebbero essere ascritti a partiti, che si sentirebbero offesi nel sentirsi ricordati e riprovati dai loro pastori, specialmente nelle piccole parrocchie ove spesso il partito si identifica colla persona e la parola rivolta al partito, diventa una allusione personale. Però invece in adunanze o in conversazioni particolari potrà benissimo discutersi anche dei partiti e dimostrare quale sia la situazione di ciascuno di fronte alla Fede e alla morale e nessuno ragionevolmente dovrà dire che si fa del partito, ma dovrà dire che il Sacerdote illumina i fedeli intorno alla Religione.
Ciò sia fatto con molta carità e prudenza e senza aggressioni. Se poi un partito non avversi nè in teoria nè in pratica la religione e la morale cattolica non può essere oggetto di censura da parte della Chiesa, come spesso è avvenuto, ad esempio nell’America e nell’Inghilterra in ordine al Laburismo, cioè partito del lavoro e di cui recentemente si ebbe una autorevole dichiarazione.
Sommamente importante sarà aver presenti questi nostri insegnamenti e norme, dovendosi decidere (per voto) in Italia circa la Costituente, cioè dell’assemblea, che deve dare al nostro paese lo Statuto fondamentale della Nazione, il quale Statuto deve disporre le relazioni dello Stato con la Chiesa, colla Fede, la morale, e dell’ordine famigliare.
Dobbiamo ancora far cenno di due Associazioni che non hanno carattere politico, e uniscono in una fraterna unione i lavoratori cristiani: Cioè l’ACLI (Associazione cristiana lavoratori italiani) e il CIF (Centro Italiano Femminile).
Queste debbono essere assai fervidamente favorite, poiché sono sotto la vigilanza della Autorità Ecclesiastica; comprendono tutti coloro che pur non militando nella Azione Cattolica, vogliono lo spirito di Gesù Cristo nella loro vita individuale e sociale.
Vogliamo anche raccomandata al vostro favore l’Associazione degli Esploratori Cattolici, che dà senza dubbio un efficace ed attraente aiuto all’educazione giovanile per la formazione del carattere.
È da rilevarsi e rimpiangersi in questa ora così triste per la nostra Patria, e nella urgenza di tanti ardui problemi e mentre si può dire che tutte le nostre terre sono cosparse di lagrime e di sangue, e quasi sotto ogni zolla sono i cadaveri dei nostri morti, la follia universale di divertimento e soprattutto di ballo. A Milano si lesse su uno di questi pubblici ballatoi, levato su macerie, la scritta messa da un popolano di buon senso - sulle ossa dei morti non si balla - e le Autorità prontamente proibirono le danze. Anche che non vi siano macerie, dove è che non ci sia l’insegna del lutto? A questa vergogna di nostra gente - il carnevale continuo - purtroppo gettatoci in faccia anche dagli stranieri, gli americani, gli inglesi, pur così dati al divertimento, conviene opporsi da Noi e con Noi da tutti i sani di mente, richiamando a serietà di contegno i nostri fedeli. Opera assidua di persuasione senza invettive, ma assidua ed illuminata; soprattutto nel tribunale di penitenza, seguendo le norme dei nostri grandi asceti e moralisti, diamo sicure ed energiche e precise e unanimi direttive.
Teniamoci poi rigorosamente al disposto del nostro Concilio Plenario nel Decreto 202. Non si facciano le processioni e feste solenni esteriori, quando in quei giorni si tengono balli pubblici, cioè aperti a tutti: hanno chiarissima la nota di profanazione di un giorno consacrato al Signore.
I sacerdoti siano concordi ad eseguire gli ordini dei loro Vescovi, i quali non singoli, ma riuniti in Concilio hanno sancito questa legge che non vogliono derogata.
Con vera soddisfazione dopo un lungo silenzio vediamo uscire il nostro quotidiano cattolico L’Avvenire d’Italia. Ne salutiamo e benediciamo la rinascita. Tanto necessario in questo momento che una voce risuoni chiara, squillante a richiamare le menti alle verità fondamentali del vivere civile e cristiano, a rinfrancare gli animi ai doveri ardui dell’ora, a informare i figli della Chiesa e gli altri della rigogliosa azione di questa Madre, di questa Maestra, svolta per il bene della umanità, della rigogliosa azione del Papa - intento assiduamente a preservare il mondo dalla estrema rovina, a farlo risalire dalla profonda miseria ad una nuova luce di vita vera, di civiltà, di serietà.
Raccomandiamo a voi tutti, ven. fratelli e figli carissimi, questo buon araldo di verità, di giustizia, di amore cristiano, perché lo aiutate con generosità; pensando che le spese che oggi si debbono incontrare perché viva sono superiori ad ogni aspettazione e le migliaia di lire sono i pochi centesimi di un tempo.
Nutrite dunque colla vostra offerta, cogli abbonamenti la vita del giornale quotidiano cattolico, non organo di partito, anche rispettabile, ma della coscienza cattolica d’italiani.
Ad un primo efficace aiuto abbiamo voluto provvedere - con indire, come indiciamo - per la domenica 18 novembre una generale raccolta in tutte le chiese della regione che sarà trasmessa alle nostre Curie entro il 31 Dicembre.
Ieri. A voi tutti, ven. fratelli, una parola di encomio, perché nei giorni tribolatissimi che abbiamo passati e hanno passato le nostre e le vostre popolazioni - i profughi, i prigionieri, i malati - vi siete prodigati a consolare e soccorrere, animare i vostri figli spirituali, senza domandare ad essi nè ricompensa, nè professione di fede, nè riconoscenza cercando come l’Apostolo soltanto e - in omnibus - Gesù Cristo!
Non sempre l’opera vostra fu compresa e molti fra voi furono oggetto di calunnia, di persecuzioni e molti quanto ci piange il cuore nel ricordarli - furono colpiti perfino dalla morte e spesso di morte crudele e spietata. Alla loro memoria a suo tempo, nei nostri templi risorti dalle rovine, ne scriveremo i nomi a lettere d’oro e, come ora, in perpetuo, li avremo presenti nei nostri suffragi. I sacerdoti nostri, quando si scriveranno gli annuali di questo tempo si vedrà: hanno veramente fatto onore alla loro vocazione.
Oggi! A voi ritornati nel campo del vostro lavoro, colle stimmate dei vostri patimenti, in prigionia, negli ospedali, nei rifugi, spesso ritornati fra le macerie delle vostre parrocchie, come i missionari nelle terre infedeli e pagane vivendo della carità dei vostri figli, e spesso come il Redentore non avendo ove posare il capo, vada la nostra parola d’incoraggiamento e di benedizione. Davvero come il grande sacerdote d’Israele Onia si possono applicare a voi le belle parole di elogio dello Spirito Santo (Eccl. 56): "nei suoi giorni sostenne la casa, rafforzò il tempio; ebbe cura del suo popolo e lo preservò dall’esterminio".
Domani! Voi continuerete l’opera compiuta fin qui - sull’esempio del Pastore supremo - il Papa - che rifulse ammirabilmente nel mondo sconvolto e rifulge e rifulgerà per le due luci della sapienza e della carità. Sulle vie da Lui e da Noi tracciate incessantemente colla voce e collo scritto, indicherete sicuri ai popoli che non c’è che una salvezza - ritornare a Gesù Cristo - amore, giustizia, verità. Affermerete coraggiosamente con Noi che la civiltà moderna avendo abbandonato le infallibili norme del Vangelo ha segnato la sua bancarotta: come al principio del secolo XX l’Accademico di Francia - Brunatière - affermò della scienza. Questa perché non illuminata dalla Fede brancola nella incertezza e nel dubbio per i più sostanziali problemi che travagliano l’umanità - il suo destino eterno! La scienza senza la Fede ha fatto fallimento perché agli uomini non ha saputo dir altro che: non so: su quello che più preme. La civiltà non illuminata dalla Fede e dalla morale evangelica ha saputo creare immensi strumenti di morte ed ora colle più moderne e modernissime scoperte che hanno deciso la guerra, segnare l’annientamento, la polverizzazione dell’umana famiglia.
Risultato invero magnifico: la morte. Mentre Iddio ha seminato nella natura tesori infiniti per dare la vita.
Voi, Noi dovremo domani compiere questa generale illuminazione e lo faremo, incuranti di noi, e dei nostri materiali interessi, solo preoccupati di quelli di Dio e delle anime, perché nè la Chiesa nè il sacerdozio hanno finito la loro missione. Essi durano fino al termine dei secoli a portare Gesù Cristo che era ieri, è oggi, sarà domani - via, verità e vita.
Ciascuno di noi, e ripetutamente in ogni ora tragica e dolorante, ha fatto appello ai suoi figli, ai piccoli, ai grandi perché ritorni la serena concordia degli animi, affinché possa questa nostra dilettissima Italia, riprendere la sua vita, dopo l’orrenda bufera che ne ha travolto così miseramente le sorti materiali e purtroppo anche quelle morali e sociali.
Qui raccolti però insieme non possiamo non lanciare un’altra volta il nostro appello di Pastori e di Padri e dire a tutti la dolce parola di fraterno amore che risuona da ogni pagina del Vangelo: - Diligite alterutrum - Vogliamoci bene in Gesù Cristo come fratelli, come figli del Padre che sta nei Cieli.
Noi siamo lieti di salutare e di benedire quel gran dono di Dio che è la libertà; anzi l’ha riportata a noi Gesù Cristo, come dice l’Apostolo ai fedeli di Galazia (c. 4) e a quei di Corinto (II, c. I.), ma libertà vuol dire non offendere gli altri, nell’onore, nella roba, nella vita! Questa è la libertà vera.
Si spenga nel cuore l’odio, si riaccenda l’amore, si perdoni l’offesa, si gettino a terra le armi fratricide, e tutte le energie dell’animo, del cuore, del braccio si uniscano insieme nel segno glorioso della Croce di Gesù Cristo, che l’Italia ebbe sempre sui suoi vessilli fin dai tempi dei suoi liberi e gloriosi Comuni; che portò coi suoi missionari e coi suoi navigatori, come l’immortale Colombo, fin nelle lontane terre d’oltre mare e d’oltre monte, che conserva si può dire presso ogni focolare per una tradizione che è quasi connaturata col sangue, e che non ha potuto esser spenta mai - fino ad ora - dalle più strane, più eterogenee, più innaturali ideologie.
Fin troppo si odiò, troppo si pianse, troppo sangue si è versato. Lo comprendano tutti e soprattutto quelli che dicono di amare il popolo. Lo comprendano quanti hanno responsabilità di poteri. Non serviamo a chi dalle nostre discordie forse pensa di trarre guadagno o predominio.
Accogliete tutti questo paterno nostro accorato, rinnovato appello e la benedizione che a tutti mandiamo apra i vostri cuori e le vostre case ad accoglierlo figlialmente e lealmente e sarà la pace, quella pace che gli Angeli annunziarono nel più bel giorno del mondo (oh! l’avessero subito accolta gli uomini) e gli Apostoli ebbero il comando preciso di portare in ogni casa ove portavano la buona novella. In quamcumque domum intraveritis dicite: Pax huic domui (S. Luca X).
Una cosa ci vuole da parte di tutti perché il bel voto si avveri: la buona volontà.
Bologna, 5 Settembre 1945.
+ GIOVANNI BATTISTA Card. NASALLI ROCCA DI CORNELIANO, Arcivescovo di Bologna.
+ ANTONIO LEGA, Arcivescovo di Ravenna e Vescovo di Cervia.
+ RUGGERO BOVELLI, Arcivescovo di Ferrara.
+ Fr. PAOLINO TRIBBOLI, Vescovo di Imola.
+ FRANCESCO GARDINI, Vescovo di Bertinoro.
+ GIUSEPPE ROLLA, Vescovo di Forlì.
+ PAOLO BABINI, Vescovo di Comacchio.
+ BENIAMINO SOCCHE, Vescovo di Cesena.
+ GIUSEPPE BATTAGLIA, Vescovo di Faenza.
+ LUIGI SANTA,Vescovo di Rimini.
+ CARLO STOPPA, Vescovo, Amministratore Apostolico di Sarsina.
+ ANGELO ROSSINI, Vescovo Ausiliare di Ravenna e Cervia.