Tutta la tragedia che si é abbattuta sul mondo, sulla Italia nostra, sulla nostra Bologna e che nelle luttuose sue manifestazioni non é ancora purtroppo chiusa, ci spinge a ricordare a me, a voi, fratelli e figli carissimi, i nostri poveri e diletti morti nell’avvicinarsi del mesto mese di Novembre.
Ricordarli i nostri morti! Questa grande realtà della morte la scienza non ha distrutto, né distruggerà; ma anzi ha ingigantita, adoperando i mirabili mezzi della sua potenza inventiva a moltiplicare, a potenziare gli istrumenti della distruzione della vita umana. Follia dell’intelligenza, che non entrando nei disegni di Dio creatore e largitore di vita non coopera con Lui, che dalla stessa morte introdotta nel mondo dal peccato, trae mirabilmente splendori di vita - dando alla morte potenza contro il corpo e non contro lo spirito, e alle stesse ceneri umane infondendo il seme della immortale risurrezione.
Ricordiamoli i morti! Oggi che a far più triste e desolata l’umanità - si predica, colla negazione di Dio, la negazione della immortalità delle anime, avendo la stoltezza di voler procurare all’uomo la felicità - comparandolo alla bestia. Ricordiamoli i morti! per dar loro il tributo delle nostre preghiere, delle nostre opere buone, le quali, come ci attesta la Fede, sono prese dalla Giustizia divina per fraterno soccorso a pagare quel debito, che si contrae facendo il male e non riparandolo adeguatamente nel corso della vita terrena.
Preghiere ed opere di carità pei nostri morti: ecco i fiori profumati da deporre sulle tombe dei nostri poveri fratelli entrati nell’altra vita.
Preghiera. In tutte le chiese vogliamo che si celebri devotamente il mese dei morti, se piace anche con una doppia sacra funzione nel mattino e nella sera. E raccomandiamo vivamente la bella pia pratica detta dei cento requiem, che Noi abbiamo proposta nella nostra Notificazione del 18 Ottobre 1944, con una forma brevissima che facilmente si manda a memoria e che intreccia un pensiero della adorabile passione di Gesù, colla tenera invocazione tanto toccante ed efficace, la requiem. A questa devota supplica, se recitata innanzi al SS.mo Sacramento, concediamo, a norma del Can. 913 § 2, oltre le molte indulgenze, date dai Sommi Pontefici Leone XIII e Pio X, quella di 300 giorni a ognuna delle dieci decadi.
Opere di carità. - Quante miserie intorno a noi - miserie spirituali e miserie materiali. Non sappiamo dire quali più grandi: e si accresceranno col tempo e le ultime nei rigori dell’inverno. Noi siamo rattristati e sgomenti innanzi al pensiero di tanti figliuoli nostri bisognosi del pane materiale, del pane spirituale, del caldo per il corpo assiderato, del fuoco dell’affetto fraterno per gli spiriti intirizziti, agghiacciati dalla empietà, dall’indifferenza, dall’ateismo pratico.
Opere di carità. - Spargete fratelli e figli tutti che ascoltate la nostra parola, spargete intorno a voi la bontà, la bontà della parola, la bontà delle opere - vitto, tetto, vestiti agli indigenti, - la bontà del cuore.
Così suffragherete le anime dei vostri morti efficacemente presentando a Dio punitore dei cattivi e retributore dei buoni, questo magnifico omaggio, che abbrevierà l’espiazione nell’altra vita ai fratelli e richiamerà le benedizioni del Celeste Padre su questa povera umana famiglia. La tomba come si illumina se vi sorge sopra una Croce, simbolo di amore e di vittoria: la tomba come é cupa se non ha altro che un numero o un nome e risuona di una insana parola, che pur si pronunzia oggi anche in mezzo alla nostra cristiana popolazione: Nulla. Parola stoltissima che la coscienza di ogni uomo - non pazzo - rifiuta come un assurdo barbaro. Cristianamente dunque percorriamo questo mese e andiamo col nostro memore e supplichevole pensiero alle tante tombe - ai tanti morti - alcuni senza lo stesso onore del sepolcro! Non voglio chiudere questa mia parola addolorata e fidente senza ricordare i miei sacerdoti travolti dalle furie della bufera bellica e post-bellica. Quattro sotto i bombardamenti aerei; dieci per inumane rappresaglie tedesche; quattro barbaramente assassinati nelle loro parrocchie da crudeli rimasti purtroppo ancora nelle ombre; uno sul campo di battaglia quale Cappellano militare: in totale diciannove. Ai nostri fedeli, in più particolare maniera raccomandiamo queste care anime alla loro pietà, alla fraterna e figliale riconoscenza, col proposito di rendere loro a suo tempo il debito onore nei luoghi del loro santo ministero o del loro sacrificio. Ci preme ancora ricordare ai nostri Sacerdoti che il nostro predecessore di s. m. Cardinale Gabriele Paleotti con suo decreto in data 6 Maggio 1580 prescrisse che la Chiesa Metropolitana e tutte le altre Chiese a un’ora di notte (cioè un’ora dopo il suono dell’Ave o Maria) suonassero in tre volte tocchi di campana perché i fedeli udendo tale suono facessero orazione per i morti con la recita del De Profundis o tre Pater; pratica che Noi pure vedremmo volentieri ripristinata in quelle Chiese nelle quali tale pratica é stata obliata.
Benediciamo di cuore.
Bologna lì 21 Ottobre 1945.
(*) Ne mettiamo qui i nomi - a memoria perenne:
1) Mons. Luigi Balestrazzi, 2) Can. Arturo Giovanni, 3) Don Aggeo Montanari Parroco di Ponzano, 4) Don Eligio Scanabissi Parroco di Moglio, per bombardamenti aerei.
1) Don Ubaldo Marchioni Arcip. di S. Martino di Caprara, 2) Don Ferdinando Casagrande Parroco di Gugliara, 3) Don Giovanni Fornasini Parroco di Sperticano, 4) Don Ilario Lazzeroni, 5) Don Ildebrando Mezzetti Arciprete di S. Martino in Pedriolo, 6) Padre Cappelli Nicolò dei Sacerdoti del S. Cuore, 7) Don Comini dei Salesiani, 8) Padre Ruggeri dei Carmelitani, 9) Don Mauro Fornasari Diacono, 10) Don Giuseppe Lodi Suddiacono, per rappresaglie tedesche.
1) Don Domenico Gianni Arcip. di S. Vitale di Reno, 2) Canonico Raffaele Bortolini Arciprete di Dosso, 3) Can. Enrico Donati Parroco di Lorenzatico, 4) Don Achille Filippi Parroco di Maiola, uccisi nelle loro parrocchie.
Don Dogali Busi Cappellano militare. Nell’assistenza ai nostri soldati:
In totale 19. Più tre scomparsi: che vogliamo sperare ancora non siano morti!