La millecento e la sua “benzina”

Padre Alessandro Zanoli, missionario comboniano; 40 anni in Africa e 8 in Inghilterra

Il mio primo incontro con don Guido Franzoni, poi diventammo come due fratelli, fu in occasione della mia prima partenza per l’Uganda nel 1968. (Ero già stato per 20 anni in Sudan). Chiesi in quell’occasione di salutare la popolazione di san Giovanni (sono nativo della Borgata Città, Budrie ed avevo tanti amici e conoscenti a Persiceto) e lui accettò con entusiasmo, facendomi parlare alla Messa domenicale delle undici.

Pochi minuti prima di iniziare la liturgia mi chiese a bruciapelo: “Di cosa ha bisogno in Uganda?” Risposi: “Vado in una missione molto vasta: quindi mi servirebbe una macchina”. “Benissimo! Lei però ora non dica niente: lasci fare a me!”

Dopo che io ebbi salutato la Comunità, parlò lui e ponendo grande entusiasmo nelle sue parole chiese per me la macchina (specificò: una 1100 familiare). Al termine della messa io ero un po’ confuso ma lui mi disse: “Padre, Lei non deve ringraziarci: siamo noi a doverla ringraziare per la possibilità di fare del bene... ”.

Pochi giorni dopo il mio arrivo in Africa mi venne consegnata l’auto presso la concessionaria FIAT di Kampala. Non solo don Guido aveva provveduto a pagarla ma inviò anche i soldi per comprare la benzina per farla funzionare un anno intero..

Volli poi che venisse a trovarmi in Uganda: l’occasione buona fu la visita di Paolo VI a Kampala. Mi scrisse: “Se viene il Papa…possiamo venire anche noi”. I ‘noi’ furono mons. Guido, l’ingegnere Guido Beccantini e il signor Alfonso Montori. Entusiasti dell’esperienza missionaria, rimasero con me circa un mese e insieme usammo la macchina ‘persicetana’ per visitare la terra di missione ugandese.

In seguito don Guido ritornò un paio di volte e assieme ad alcuni giovani rimaneva con me nella missione di Makiro (Diocesi di Kabale). Al ritorno faceva parlare uno di quei giovani alla messa domenicale: la gente si appassionava e rimaneva incantata dai loro resoconti… Aggiungendo a questi le sue parole, era veramente ed ancora tanta…la ‘benzina’ che metteva nel cuore della gente di san Giovanni per appassionarla e farla partecipe dello spirito missionario.

Poi venne il giorno della tristezza. Durante un incontro con i giovani mi chiamò in disparte: “Le debbo comunicare una cosa che forse le darà dispiacere: ho rinunziato a questa parrocchia”. “Ha fatto male, monsignore - gli dissi sorpreso ma d’impulso - Non sa quanto bene le vuole questa gente ?” “Padre - mi ribatté accorato - mi sono accorto che non sono più capace, non ho più la forza di comunicare qualcosa di nuovo.. ”.

Alla fine della triste ed imprevista comunicazione mi disse: “Starò comunque attento che la parrocchia vada in buone mani.. ”. Più tardi, contento, mi scrisse: “E’ andata in buone mani! Il mio successore è Mons. Enrico Sazzini”.

Sì, fu veramente così. Mons. Sazzini continuò con il suo stesso spirito missionario, venendo a trovarmi spesso in Uganda e poi in Kenya, una volta anche con don Guido, e portando il contributo concreto, in denaro e uomini, del centro ‘Emmaus’ di Persiceto.

Quando tornai in vacanza in Italia, andai subito a trovare don Guido nella sua nuova parrocchia sulle prime colline imolesi. Mi invitò a predicare anche là e così continuò la nostra amicizia. In quella circostanza mi confidò, un po’ scherzando: “Avevo chiesto al cardinale una parrocchia piccola, ma…non proprio così piccola!” Mi sembrò che, recuperate le forze, si fosse un po’ pentito della rinuncia spontanea.

Fu veramente un santo sacerdote vero pastore delle anime. Mi fece una volta questa confidenza: “ Ogni sera, Padre, passo un’ora di adorazione quando le porte della chiesa sono chiuse e i miei parrocchiani sono nelle loro case. Discuto col Signore i problemi che ho trovato nella giornata, presento a Lui i casi più difficili e poi dormo tranquillo. Il giorno dopo so che troverò più facile risolverli. ”

Ogni volta che ritorno a San Giovanni vado al cimitero per passare in preghiera pochi minuti sulla sua tomba. Quanti ricordi mi vengono ancora in mente!

La nostra separazione non sarà ancora molto lunga: alla mia età (quasi 93 anni!) si sente già la voce del Signore che mi chiama. Sono pronto! E allora nessuna cosa ci potrà più separare, staremo insieme per sempre. Mons. Guido, prega per me! A presto!


Don Enrico e don Guido: continuità missionaria persicetana.

L'offertorio della carità.