Dalla pubblicazione edita nel 2006 dalla Parrocchia di san Giovanni Battista, per festeggiare il 40° anniversario dell’ inaugurazione.
Un grande organo per la Liturgia.
Mons. Enrico Sazzini, parroco di san Giovanni Battista
“Il grande organo della nostra Collegiata è stato inaugurato il 27 Aprile 1966 con un impegno davvero commovente da parte di chi ha scelto di restaurare i due organi antichi rispettivamente del ‘700 e l’ ‘800. Erano presenti in chiesa ma abbandonati per la loro situazione di grande degrado. Ed erano organi storici il Traeri (1697) e l’Aletti (1883), eppure hanno corso il rischio di essere sostituiti da un semplice harmonium. Ma don Guido Franzoni non lo ha consentito provvedendo a far restaurare ed ampliare gli strumenti esistenti dalla ditta Tamburini di Crema.
Gli organi antichi sono così confluiti nel grande organo azionato dall’unica consolle ed è a disposizione di tutte le liturgie che si svolgono in Collegiata. E questo produce alcuni effetti di grande importanza: anzitutto conferisce una solennità e una dignità particolare alla nostra chiesa. Produce un’attenzione e partecipazione fondamentale alla preghiera del popolo.
Consente al coro di rivelare l’alta dignità e la bellezza della musica sacra, nella liturgia e nei concerti pubblici. E interessa ai giovani che si possono formare su questo strumento, aggiungendosi ai 6 maestri persicetani che da esso sono partiti ed ora insegnano organo in conservatori di mezza Italia.
Ringraziamo quindi don Guido per la sua tenacia nel volere l’organo restaurato per la chiesa”.
Con don Guido dai pedali della bicicletta ai pedali dell’organo
Mons. Enelio Franzoni, medaglia d’oro al V.M., dal 1947 al 1950 vicario a Persiceto. Poi parroco a Crevalcore e Bologna. Fratello di don Guido
“Don Guido, vita austera, non mangiava niente. Io invece approfittavo delle ottime cose, assieme al giovane don Novello, che ci ammannivano le (allora ‘perpetue’) sorelle Merli”.
……”E venne lo stupendo organo nuovo!!! Don Guido amava molto la musica, ricordo la sua grande gioia il giorno dell’inaugurazione. E quanti giovani di Persiceto si sono susseguiti a quella consolle!”
Una lunga storia
Marco Arlotti, docente di conservatorio, direttore dei Ragazzi Cantori di San Giovanni
I ‘frutti’ che l’organo Tamburini continua a produrre da 40 anni sono di straordinaria importanza per il solenne decoro della Liturgia attraverso la Musica Sacra: oltre ai numerosi organisti, non si può dimenticare il servizio pluridecennale dei Ragazzi Cantori.
Attualmente lo strumento risente dell’usura del tempo e degli inevitabili problemi derivati dal difficile connubio fra componenti antiche e moderne aggravati dal lavoro oscuro ma infaticabile di polvere, tarli e umidità.
Prima o poi bisognerà considerare l’eventualità di un completo smontaggio dello strumento, la sostituzione e reintegro di molte parti ottocentesche ormai compromesse e il rifacimento con tecnologie avanzate di tutta la parte relativa alla trasmissione elettrica.
E venne il ’66
Arnaldo Graziani, marmista e artista di musica, pittura e scultura
“….Prendemmo appuntamento con Tamburini a Crema il quale visitò la nostra chiesa, la situazione dei due strumenti Traeri e Aletti, fece una sintetica relazione e un’ipotesi di preventivo. Non posso dire se la relazione fosse corretta o meno, certo il costo ipotetico era spaventoso! Ma la pervicacia di monsignor Guido ebbe il sopravvento, nonostante le feroci critiche delle varie congreghe del pietismo farisaico che rammentavano i rimbrotti di Giuda Iscariota alla Maddalena per aver lei versato sui piedi di Gesù un unguento prezioso custodito in vaso di alabastro. Disse Giuda che si poteva vendere tutto e dispensarlo ai poveri. Non si può dimenticare la risposta di Gesù (“Lasciala fare - disse - essa ha conservato questo unguento per il giorno della mia sepoltura”).
E don Guido, che non aveva bisogno di lezioni di generosità, passò oltre.
Uno “strumento” per...
Gian Paolo Bovina, docente di conservatorio e organista della cattedrale di S.Pietro a Bologna
“…. In quegli anni (’60) cominciavano a prender piede gli organi elettronici e l’allora organista della cattedrale, ing. Ugo Ughi, venne a farcene sentire uno. Qualcuno restò impressionato, ma alcuni giorni dopo don Guido fece suonare alternativamente l’elettrofono e (il nostro vecchio) Aletti per un confronto, e il primo fu congedato.
…Finalmente...venne interessata la Pontificia Fabbrica d’Organi Commendator Tamburini di Crema, che assecondò il proposito non certo minimalista di don Guido: l’Aletti e ciò che restava del Traeri sarebbero stati inglobati nel nuovo organo a trasmissione elettrica, con tre tastiere e pedaliera…
Ovviamente ci furono alcuni (pochi) che non videro la cosa di buon occhio, non per una particolare venerazione verso gli strumenti storici, ma per il costo dell’impresa. I più, invece non ancora estenuati dal virus dell’ “usa e getta”, sapevano rallegrarsi delle cose belle che adornavano la Casa del Signore, e don Guido, conscio di questo comune sentire, tirò diritto.
Piuttosto pose molta cura nell’organizzazione del concerto inaugurale che doveva servire a far conoscere e amare lo strumento. Assieme ad una delegazione di parrocchiani si recò a Roma per investire dell’incombenza il concertista allora più celebre in Italia e tra i più noti del mondo, Fernando Germani. Quando il Maestro, avendo benevolmente accettato, giunse a Persiceto, fu trattato secondo le usanze del tempo come si conveniva ad un nume: il quale mostrò anzitutto la sua capacità al pranzo offerto in suo onore al ristorante “La posta”, cui fece seguito un recital del coro Cat Gardeccia.
La sera dell’evento la chiesa - navata e cappelle laterali, transetto e coro - era gremita. Per evitare qualunque disturbo, le porte furono chiuse prima dell’inizio e così rimase fuori (fino all’intervallo) anche S.E. mons. Luigi Bettazzi, (allora) Vescovo Ausiliare: il concerto entusiasmò oltre ogni aspettativa e il clamore suscitato andò ben oltre i confini paesani. Quale parrocchia aveva mai visto qualcosa di simile? E il nuovo organo prese servizio, nelle liturgie - contribuendo, oltretutto, a contrastare praticamente le derive post conciliari - e per lo studio degli allievi organisti: sei si sono diplomati studiando su di esso e quattro di loro insegnano in Conservatori.
Quando finiranno le collette?
Mons. don Guido, a proposito delle sue raccolte per le opere di bene
Quando finiranno le collette?
Quando la Provvidenza finirà di dare a noi?
Quando finiranno le esigenze dell’uomo singolo e della grande famiglia umana.
Quando finiranno di essere vere le verità del Vangelo.
Date e vi sarà dato.
Meglio dare che ricevere.