I preti di San Giovanni ai tempi delle missioni al popolo

Franco Morisi, allora studente universitario, poi dirigente negli USA

La comunità parrocchiale di San Giovanni in Persiceto ha sempre goduto di grandi preti, ed ognuno di questi al momento storico e religioso giusto.

Don Guido è stato un grande parroco nel vero senso della parola. Cosa si chiede ad un parroco?

Per prima cosa che sia un pastore delle anime. Don Guido lo è stato col suo zelo, con l’attenzione per tutti e la dedizione totale al bene spirituale dei parrocchiani. La cosa fondamentale che subito ci ha insegnato è che l’Amor di Dio si manifesta con gesti grandi e piccoli. Con il suo umile operare don Guido ci ha fatto vedere come il vero

cristiano deve riconoscere quell’amore e diventare egli stesso dono d’amore per gli altri.

Arrivato a San Giovanni ha creduto opportuno e urgente rinvigorire la fede dei par­rocchiani con il dono delle missioni predicate al popolo dalla Pro Civitate Christiana di don Giovanni Rossi. Era l’anno 1952. A tale proposito vorrei citare il racconto di quelle missioni fatto proprio da don Rossi. Riporto quelle parole perché delineano quelli che saranno i temi della pastorale di don Guido, quali l’impegno sociale anche fino al martirio, la devozione al sacro Cuore di Gesù (ricordiamo il mese di giugno con la Coroncina!), la devozione a Maria (… il mese Mariano col rosario ai pilastrini!).

“La Missione cominciò un giorno dopo quella di Imola. Par che il nome di Persiceto a quella graziosa borgata sia derivato da “parte seccata”, perché fu una delle prime terre bonificate nella regione emiliana dai Monaci benedettini, che avevano in Nonantola una grande Abbazia. È gente molto agiata la popolazione di S. Giovanni, perché cir­condata da campagne molto feraci.

Lo scorso anno S. Giovanni fu imporporata dal sangue di Giuseppe Fanin, splendida figura di apostolo. Incontrai il suo buon papà nel cimitero, e devotamente lo salutai come il padre di un cristiano martire. In San Giovanni come in Imola la nostra Mis­sione ebbe esito insperato. Benché il Prevosto don Guido Franzoni e suo fratello don Enelio, don Novello Pederzini, lo zelante assistente dei giovani, e don Dante Benazzi del Seminario di Bologna ci volessero molto bene, anch’essi all’inizio della Missione erano dubbiosi dell’esito. Forse non sapevano che diversi monasteri di clausura erano stati mobilitati a pregare e a far penitenze per rendere efficace la nostra parola e non pensavano che il sangue dei martiri, come quello di Giuseppe Fanin, moltiplica i cri­stiani. La sera dell’ultimo sabato giunse in S. Giovanni, che dista 30 km da Bologna, sopra la sua berlina regale, la miracolosa Immagine della Madonna di S. Luca. La Ma­donna è sempre l’onnipotente mediatrice di ogni grazia. Mai abbastanza sarà invocata e benedetta. La Collegiata in quella notte si gremì di uomini e di giovani che si con­fessarono e comunicarono. Don Enelio, che rimase per quattro anni volontariamente prigioniero nella Russia a confortare spiritualmente i nostri poveri soldati ed ebbe la medaglia d’oro, dopo la sacra liturgia di mezzanotte disse parole di fede e di amore davanti al monumento dei Caduti.

La consacrazione di S. Giovanni ai SS. Cuori di Gesù e Maria, con la quale fu con­clusa la Missione, sarà ricordata per sempre sopra una lapide di marmo, ma ancora più viva e duratura resterà nell’anima di quella grande borgata. A me fu dato solo di farvi un’apparizione, per un discorso, durante la funzione di suffragio al cimitero, ma dove parlano ed operano i miei Volontari e le mie Volontarie mi pare di essere sempre presente anch’io; il loro spirito è il mio spirito: il loro cuore è il mio cuore, una sola cosa in Gesù”.

(da: La vita di don Giovanni Rossi - racconto n. 95 - Missioni della Cittadella di Assisi)

Il senso della Liturgia è sempre stato forte in don Guido ed ha avuto un ruolo premi­nente nel suo ministero. Innumerevoli sono state le iniziative affinché tutti potessero conoscere la liturgia, la Messa, l’ufficio divino, i segni di devozione come le proces­sioni, i vespri. Sono sempre nella mia memoria i Te Deum di fine anno che si artico­lavano nel canto e nelle prediche vibranti del “don” da cui sprigionavano il ringrazia­mento e la gratitudine cristiana.


Si festeggia (in parrocchia) la beatificazione di Clelia Barbieri.

Don Guido e il sindaco Marzocchi col cardinal Lercaro.

Don Guido e il fratello don Enelio.