Differenza di opinioni, ma... come insisteva...

Carlo Pedretti, allora studente e poi capo controllo qualità di una multinazionale

Non ricordo esattamente l’ora, poco importa, era subito dopo aver cenato e al bar Fa­nin non c’era ancora nessuno. Ossia: c’ero io e pochi altri avventori. Entrando il don Guido incrociò per forza di cose il mio sguardo. Accennai un saluto muovendo il capo, sorridendo anche. Non venne subito verso di me, si guardò attorno ma poi mi si mise di fronte. Gli lessi in mente, cercando di ragionare con la sua testa “Serata scagna, nemmeno un cane, quindi può andare bene anche questo cagnolino, non è il massimo della vita, ma accontentiamoci!” Poi ad alta voce: “Stiamo andando a Bologna per un concerto di musica d’organo, c’è un pullman fuori… se vuoi unirti a noi.. ?” Non ci pensai su e mi venne da dire senza esitazione:

“La ringrazio ma a me i concerti non piacciono. ”

“Non è possibile.... la musica è una delle espressioni più alte dello spirito umano. Dunque non si può dire non mi piace.... ”

Cercai di giustificarmi, imbarazzato per il tono perentorio della risposta che mi faceva sentire un piccolo verme in un terreno arido e pieno di sterpaglie. Esageravo, certo mi resi conto che il Don probabilmente non aveva alcuna intenzione di offendermi ma stava semplicemente enunciando una sua teoria. Che la musica sia una delle più alte espressioni dello spirito umano era una idea di per sé tutt’altro che peregrina, difficile da confutare. Pensai che fosse comunque il caso di cercare di dare di me stesso una im­magine meno tragica di quella che involontariamente avevo prodotto in sua presenza.

“E’ solo... - spiegai - una questione di preferenze. Io amo molto gli spettacoli teatrali in genere e il cinema in particolare. Per la musica classica non ho orecchio, come si dice. Non mi sento coinvolto... quindi mi annoia. Non è una critica ma solo un fatto personale. ”

La spiegazione, lo vidi all’istante, non aveva affatto convinto il mio interlocutore al punto da fargli cambiare atteggiamento. Infatti cercò subito di convincermi che stavo peggiorando la mia posizione già fortemente compromessa, anziché migliorarla.

“La musica è bellezza e la bellezza non può non toccare l’animo umano. Non si può dire che la musica non piace.... è un’assurdità”.

In quel momento mi venne in mente d’aver letto che il Carducci non amava la musica, non riusciva a provare niente, solo il rullo dei tamburi lo affascinava perché lo sentiva entrargli dentro e percuotergli lo stomaco. Avrei voluto dirglielo tanto per chiarire le cose ma lui non mi diede il tempo.

“Non viene davvero allora? Il pullman sta per partire…”

Mi aveva perdonato comunque, tutti meritano una seconda possibilità.

“Mi dispiace.... ” dovetti dire mentre mi convincevo che anche con Carducci dalla mia parte non sarei arrivato a cambiare le cose.

Se ripenso alle sue prediche (in verità non ne ho ascoltate molte), il Don non prendeva in considerazione il fatto che si potesse pensarla in modo diverso dal suo; sono con­vinto che lo facesse senza intenzione di calpestare le sensibilità altrui, si sentiva un educatore e un educatore a tempo pieno. Lui stava svolgendo una missione nella vita, i dubbi li lasciava a quelli che non erano interessati a migliorare il mondo.

Era questo che a mio parere disturbava quelli che non lo vedevano di buon occhio, gli amici del bar soprattutto, e lo consideravano un rompiballe e ce n’erano diversi che lo pensavano, se non ricordo male.

Come dire... senza togliere o aggiungere niente a nessuno.