Don Medardo Barbieri, Don Corrado Bortolini e Can. Giuseppe Tarozzi

Son vivi?

foto Don MEDARDO BARBIERI

  Nato a S. Maria in Strada il 28 gennaio 1912 da Gherardo e Nannetti Carolina; ordinato Sacerdote il 28 marzo 1936, fu cappellano a Bologna nella Parrocchia di Santa Maria della Carità fino all'11 novembre 1943 quando fu nominato Parroco a Qualto. Fu prelevato dai tedeschi alla fine d'ottobre del 1944.
foto Don CORRADO BORTOLINI

  Nato a Minerbio il 27 agosto 1892; ordinato il 24 settembre 1921, andò cappellano a S. Giovanni in Persiceto, donde passò Arciprete a S. Maria in Duno nel 1926. Fu prelevato il 1 marzo 1945.
foto Can. GIUSEPPE TAROZZI

  Nato a Castelfranco nel settembre del 1882. Laureato in giurisprudenza fu cappellano a Monghidoro e ai Ss. Filippo e Giacomo e a S. Paolo di Ravone, in Bologna. Passato cappellano delle Carceri a Castelfranco nel 1920, vi rimase fino alla sua nomina a Parroco di Riolo nel 1938. Ivi fu prelevato la notte del 26 maggio 1945.

  Sono tre sacerdoti del nostro clero sulla sorte dei quali trepida ancora il nostro cuore. Prelevati in circostanze più o meno misteriose, non hanno lasciate traccie dietro a sè per poter ricostruire il loro dramma.
  Ne parliamo qui per lumeggiare le loro figure e per stimolare chi sa e può far luce sulle fitte tenebre che avvolgono la loro scomparsa, a dar generosamente quella indicazione che illumini e rischiari il cammino per giungere fino a loro.

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  1 - Don Medardo Barbieri, nel novembre del 1943 aveva cercato, con la sua mamma, un po’ di quiete nella parrocchia montana di Qualto, dopo aver subito da vicino le tremende scosse dei bombardamenti aerei sulla parrocchia di S. Maria della Carità di via S. Felice, ove era cappellano.
  Al principio dell'ottobre 1944 gli americani avanzarono fino a liberare Qualto, accolti festosamente dalla popolazione; ma poco dopo per ragioni tattiche, furono costretti a ritirarsi e i tedeschi tornarono su al paese, più sospettosi che mai.
  Molti furono accusati di aver festeggiato la partenza dei tedeschi, e anche don Medardo fu coinvolto nell'accusa con l'aggravante di aver anche tenuti nascosti nella cantina soldati alleati.
  Verso la fine di ottobre un gruppetto di tedeschi guidati da un ufficiale si presenta alla sua casa e l'invitano a seguirli.
  Egli non vuole sospettare alcunchè di grave e, senza nemmeno pensare a indossare la veste, così in spolverina come si trovava, senza cappello, li segue, rassicurando la mamma angosciata a star tranquilla che sarebbe ritornato subito.
  Usciti dal paese, lo fanno montare su un autocarro, ove già erano raccolti altri uomini della zona, e li indirizzano verso la via Emilia. Da allora nessuno ha più avuto notizie di lui.
  Alcuni suoi compagni di sventura sono stati rinvenuti fucilati, ma don Medardo non è stato identificato in nessuna vittima.
  Che sia stato inviato negli infernali campi di concentramento della Germania? o nella più abbandonata Ucraina?
  Il più profondo mistero vela la sua sorte.

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  2 - Nella Canonica di S. Maria in Duno. la sera del 1° Marzo 1945, si assiste ad una triste scena. Sono da poco scoccate le ore 20 e la famiglia del Can. Corrado Bortolini è tutta raccolta nel salotto in familiare conversazione dopo la cena.
  Colpi violenti alla porta d'ingresso li fanno sussultare.
  Don Corrado, accompagnato dal fratello Ettore, si porta alla stanza d'ingresso:
  — Chi è là? — chiede con trepidazione.
  Rispondono alcuni suoni gutturali, come fossero tedeschi:
  — Aprire! Volere parlare Pastore —
  Don Corrado con lo sguardo si consulta col fratello: decide di aprire.
  Subito due individui sconosciuti fanno irruzione e col mitra puntato li immobilizzano:
  — Mani in alto! — È la schietta parlata
  nostra che esce dalle loro labbra: avevano finto di essere tedeschi solo per riuscire ad entrare.
  Subito legano loro le mani dietro la schiena, li imbavagliano e li pongono ritti contro il muro. Uno rimane a far da guardia, mentre l'altro entra in cucina a immobilizzare gli altri.
  Si urla, si piange.
  — Non piangete! — dicono — Se è innocente non gli si farà del male! —
  Intanto entrano due ragazze, anch'esse armate di mitra, che si pongono a guardia di don Corrado e del fratello, mentre gli altri si danno a perquisire la casa, specie lo studio. E a questo punto rivelano in pieno il loro animo di banditi.
  Ciò che li può interessare se lo prendono sotto gli occhi atterriti dei familiari che assistono impotenti a reagire: due orologi, due portatogli, scarpe, stoffe in buono stato, perfino un prosciutto nella cucina; tutto è razziato e caricato sulla macchina.
  Infine i parenti vengono sciolti; il solo sacerdote viene tenuto imbavagliato e posto in mezzo per condurlo via.
  Tutti scoppiano in pianto.
  Essi si voltano e assicurano ancora:
  — Lo portiamo al Comitato di Liberazione. Se è innocente tornerà. —
  Si spalanca la porta, un motore si mette in moto e poco dopo romba veloce sulla strada di Bentivoglio.
  Forse don Corrado non è mai comparso davanti al Comitato di Liberazione!
  Da quel giorno non ha più fatto ritorno.
  Due lettere anonime, giunte recentemente alla Canonica di S. Maria in Duno, avvertivano che il Can. Bortolini era «stato ucciso e sepolto». Si diceva anche che la salma della vittima giaceva «nel tal posto». Fatte le ricerche, la salma non si è trovata. Un'ultima beffa degli assassini? o di chi sa e non vuol parlare o per paura o per interesse?
  Noi sospettiamo, in base anche ad accenni minacciosi contenuti in dette lettere, che don Corrado sia stato soppresso da elementi sovversivi estremisti della zona, perchè «sapeva il fatto suo!», e, sacerdote zelante e impetuoso, ha spesso inveito con la sua voce tonante contro le insidiose infiltrazioni di idee deleterie alla Chiesa e alle anime. E in paese si sa che questi attacchi, specie contro il comunismo ateo condannato da S.S. Pio XI, erano mal tollerati da qualche individuo che «se l'aveva a male!».
  Ma che ne hanno fatto?
  Anche per il nostro don Corrado invochiamo che si faccia luce piena!

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  3 - Il Canonico Giuseppe Tarozzi, laureato in Legge alla Università di Bologna, è una dotta e attiva figura del clero bolognese. Lo possono affermare i reclusi delle carceri di Castelfranco che l'hanno avuto padre buono e premuroso per tanti anni, e ne fanno fede i molteplici uffici disimpegnati con coscienza presso il Tribunale Ecclesiastico della Curia di Bologna, ove era giudice, e presso quello di Nonantola. ove era Presidente, mostrando ovunque particolari doti di competenza e di dottrina.
  La notte tra il 25 e il 26 Maggio 1945 alcuni ignoti bussarono alla porta della sua Canonica a RioIo di Castelfranco.
  Lo costrinsero ad alzarsi e a seguirli immediatamente su di una macchina. Da quel giorno il Can. Tarozzi non è più tornato.
  Che ne hanno l'atto?
  E perchè l'hanno prelevato?
  Egli non si è mai immischiato in questioni politiche, perciò anche più misteriosa appare la scomparsa di questo sacerdote che non poteva avere nemici nè personali, nè politici.

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  Ci auguriamo di poter ancora rivedere vivi queste degne figure di preti che la malignità umana ha voluto condannare.
  Ma è necessario che chi ha elementi che possono essere utili a rintracciarli, o almeno a ricostruire la loro odissea, si faccia avanti coraggiosamente e collabori con l'autorità civile e religiosa, per far luce sul loro destino.
  È umano l'ardore che brucia il cuore nell'anelito della verità; e noi siamo divorati dalla sete di sapere che ne è stato di questi nostri pastori d'anime, che nulla hanno a rimproverarsi e che possono tener alta la fronte.
  Anche per loro deve splendere appieno la luce della giustizia.