Can. Enrico Donati

Assassini brutali e ladri volgari

foto Can. ENRICO DONATI

  Nato nel 1885. Fu cappellano a Corticella e dal 1920 Arciprete a Lorenzatico. Era Canonico della Collegiata di S. Giovanni in Persicelo. Fu assassinato il 13 maggio 1945.

  Ai primi di Maggio del 1945, mentre il paese di Lorenzatico sembrava risorgere per l'avvenuta liberazione da parte degli alleati, nascono vari incidenti tra civili del luogo ed elementi qualificatisi per partigiani.
  Questi ultimi denuncianlo falsamente il Parroco quale «spia» in periodo repubblichino.
  È da tener presente e da mettere in evidenza che su tali accuse egli ebbe uno stringente è lunghissimo interrogatorio alla sede del C.L.N. e, non risultando alcuna colpa a suo carico, fu messo in libertà.
  Due rinnegati insistettero nel dire «che la causa delle loro sciagure era stato il prete».
  Niente di più obbrobrioso e vile perchè questa voce calunniosa fece divampare di più il fuoco della vendetta e dell'odio nell'animo dei malfattori.
  Il 13 Maggio 1945, verso le ore 22, gli stessi due individui si presentarono alla casa parrocchiale di don Donati e lo invitarono decisamente a recarsi con loro a San Giovanni in Persiceto, essendo necessario firmare d'urgenza un documento. Dopo molte resistenze l'Arciprete dovette cedere, e partì con loro in bicicletta.
  Fuori del paese, sulla strada di Zenerigolo, vi erano altri quattro loschi figuri ad attendere.
  Quando il gruppo aveva deviato verso Zenerigolo, il Can. Donati si era accorto del tradimento e, oltrepassata la chiesa di circa un chilometro, smontò di bicicletta e si rifiutò di seguirli.
  Fu allora trucidato sull'istante con scariche di mitra, fu derubato del portafoglio e di altri oggetti personali.
  Poi i carnefici, trascinata la vittima per più di cento metri in mezzo alla campagna, fino ad un macero, lo insaccarono insieme a due grossi sassi da macero e lo buttarono nell'acqua.
  Compiuto il delitto gli esecutori procurarono, di cancellare le traccie del sangue raddrizzando in più parti l'erba ripiegata dal peso del corpo trascinato e si dileguarono, non senza aver prima rubato la bicicletta del sacerdote.
  Al mattino vennero avvertiti i parenti, dei quali nessuno abitava in canonica con lui, ed essi si recarono immediatamente sul luogo.
  Con la scorta delle traccie del sangue, arrivarono al macero e ripescarono la salma.
  Intanto (ci sembrerebbe incredibile se non ci fosse testimoniato da persone degne) nella canonica, rimasta incustodita, si faceva una razzia indegna di gran parte della biancheria, delle posate, stoviglie e cibarie. Anzi due giorni dopo fu ritrovata della biancheria in un cascinale non molto lontano dalla chiesa.
  Assieme al delitto si consumava un furto in piena regola dei beni del povero sacerdote!
  Non sappiamo adattarci al pensiero che un sacerdote di provata innocenza possa essere ucciso e trattato barbaramente, che possa essere svaligiata la sua casa da banditi grassatori, senza che si riesca ad individuare almeno le due persone che avevano giurato vendetta e che pare fossero conosciute nel paese.
  Sì, Dio farà giustizia dei nostri sacerdoti, ma noi invochiamo per essi anche la giustizia umana!