Dolore e lacrime si riverberavano sul cuore dei sacerdoti, e specialmente del Vescovo. Sotto il peso di tale lunga catena di calamità, il 12 agosto 1953 egli improvvisamente decedeva dopo un logorio affannoso e penosissimo di quattro anni di dolori morali sotto il regime ateo comunista. Già nel dicembre 1951 ebbe un primo tortissimo attacco cardiaco con paralisi parziale. Al medico, nella persona della madre Emeria delle Missionarie francescane di Maria non fu permesso di venire a Yutze a visitarlo; e neppure al medico Paolo Ccen, cosicché il povero ammalato dovette passare a letto quattro mesi penosissimi. Solo verso la metà di aprile del 1952 incominciò a riaversi un poco. Nelle ore difficili della sua malattia che gli faceva passare le notti senza riposo, il vescovo fu un esempio di pazienza e di fede cristiana. Durante la notte si comportava con la continua recita del Rosario e parlava con il Signore come se lo vedesse con gli occhi. All’insonnia totale e ostinata si aggiungeva poi un incipiente gonfiore degli arti inferiori. Capimmo che il tempo stringeva. Ci portammo presso gli uffici della sotto-prefettura per ottenere il permesso di mandarlo in cura a Tientsin; ma non riuscimmo. I rossi lo volevano vedere morto. La nostra domanda orale la vollero per iscritto, poi dovevano esaminarla, poi il capo non c'era, poi bisognava andare ad un altro ufficio, ma l'altro ufficio si doveva consultare con l’ufficio precedente, e così via, si arrivò alla mattina del 12 agosto 1953, che fu fatale a mons. Focaccia. Non ci permisero di seppellirlo nella cinta della chiesa, ma fuori. Durante il tragitto i cristiani si riunirono processionalmente cantando le preghiere per i defunti. Il numero fu così grande che il trasporto funebre finì per diventare una imponente manifestazione religiosa. Al momento che il feretro veniva calato nella buca i cristiani fecero piovere centinaia di fiori su di esso ed infine scoppiò un pianto generale, incontenibile. Fu una vera attestazione di affetto al degnissimo pastore e nello stesso tempo una pubblica protesta contro il modo barbaro con cui fu trattato dal governo comunista.
Il giorno 5 novembre dello stesso anno erigemmo una lapide in memoria sul luogo del suo sepolcro. Il giorno appresso venivo arrestato.