Gli davano centomila lire se non si fosse fatto prete

    Vi posso dire la zona, non vi posso dire chi sia. Ovvie ragioni consigliano la prudenza. D'altra parte a Ravenna non è più mistero. Vi sanno dire nome e cognome di quel seminarista che nel 1950 frequentava la terza classe liceale e al quale i parenti, a nome della sezione comunista del paese, si impegnavano di fargli avere 100 mila lire purchè non continuasse a studiar da prete. Tutto il paese si impegnava a mantenerlo agli studi laici, qualora egli promettesse di servire il partito comunista.
    Quel paese del ravennate non è molto distante dall'altro dove un bracciante per non mandare suo figlio all'asilo dalle suore e dai preti, paga regolarmente a tariffa una donna comunista che glielo custodisce durante il giorno. Del resto, nella parrocchia di Porto (siamo nella stessa area) il parroco don Francesco Fuschini non riesce a trovare bambini da mandare gratuitamente al mare o in montagna con la colonia della Pontificia.
    «Voi preti siete maestri di astuzia e di menzogna...» dice fra l'altro una delle molte lettere anonime che ha ricevuto il parroco di San Simone alla Darsena, don Dino Valgimigli. «Non è la nostra anima che vi preoccupate di salvare, ma i vostri privilegi terreni dei quali godete largamente» continua la lettera anonima che don Valgimigli trova ogni tanto nella buca delle lettere della canonica. «Con Dio noi siamo in rapporti diretti senza alcun bisogno di intermediati nè in vita nè in morte».

Sputò sul Crocifisso

    La parrocchia di San Simone alla Darsena, periferia di Ravenna, conta circa 3 mila parrocchiani. Di uomini a Messa la domenica ce ne vanno circa 9 o 10, di donne una cinquantina. Nel 1949 su un totale di 13 funerali, 7 si sono svolti civilmente. Per chi non fosse aggiornato dalla regìa laica e anticlericale, il funerale civile si svolge con la bandiera rossa, con la banda che suona «avanti popolo», e con corone di garofani rossi.
    Don Valgimigli, ve l'ho già segnalato, è il parroco di questa zona periferica. Per Pasqua è andato a benedire le case, come d'uso. Il 40 per cento non lo ha accettato. Avveniva in questo modo. Lungo la strada che percorreva in cotta e stola accompagnato dal chierichetto, notava sulle soglie delle porte un martello e una falce. Sia il martello che la falce erano veramente reali. Don Valgimigli sapeva che quei due utensili agricoli, intercalati, sbarravano il suo passo sacerdotale.
    Nella sua Chiesa ci sta un altare laterale dedicato all'agonia di Gesù. Sotto l'altare è esposta in venerazione la statua del Cristo morto. Fu davanti a questa Immagine che nel marzo 1949 andarono tre bambine di circa 9 anni. Due erano beniamine, l'altra era figlia del capocellula Paganelli della sezione comunista Menotti. La bambina si chiama Alves. Le altre due si inginocchiarono davanti all'altare. Alves, no. Anzi, si avvicinò e sputò sull'Immagine del Cristo morto. «Tanto io non ci credo» rispose a don Valgimigli, accorso alla chiamata preoccupata della beniamina Adriana Gianella. Intanto la Alves scappava.
    Don Pio Paoli, cappellano di santa Maria in Porto ed insegnante di religione, sa dirvi i nomi di quei bambini che appena ricevute le immaginette sacre, che egli è solito distribuire nelle solennità liturgiche dell'anno, le strappano.

Combattività

    A San Zaccaria, un paese di circa 2200 abitanti, sulla strada Ravenna-Forlì, l'educazione è prettamente anticlericale. A Messa si contano la domenica circa 15 uomini. Metà dei matrimoni non celebrati in chiesa. Campiano, altro paese limitrofo di circa 1500 abitanti, segnala 126 persone non battezzate.
    I partiti estremisti hanno l'incontrastata proprietà. La gioventù nasce e cresce sotto la loro atmosfera.
    Come si saprà, i Vescovi della Regione emiliana e romagnola, stigmatizzarono in una lettera collettiva la dissacrazione che i comunisti e le forze atee operano nella gioventù. La maggior documentazione cui il documento episcopale si ispira, fu offerta proprio da S. E. mons. Lercaro, Arcivescovo e Principe di Ravenna.
    Potè dire che nella sua zona il comunismo ha buttato via ogni maschera mimetizzatrice. E' ateo e scristianizzatore. Apertamente, senza ritegno. O comunque decisamente anticlericale. Proprio come in quella lettera anonima mandata a don Valgimigli: «Con Dio noi siamo in rapporti, diretti senza alcun bisogno di intermediati nè in cita, nè in morte».
    Forse per questo le donne dell'U.D.I. organizzarono una gita alla Madonna di Loreto. Entrarono nel santuario, ma nessuna si confessò o si comunicò e tanto meno ascoltò la santa Messa.

Ravenna, luglio 1950.