Padre Tarcisio Collina

Un apostolo di desiderio

foto Padre TARCISIO COLLINA O. F. M.

  Nato all'Anconella (Loiano) il 22 ottobre 1920 da Augusto e Mezzini Rosa e battezzato col nome di Vincenzo. Vestì l'abito francescano a Villa Verucchio il 13 Luglio 1937 e professò solennemente il 12 Luglio 1942. Ordinato sacerdote il 29 Giugno 1944, morì presso S. Prospero di Parma il 3 Luglio 1944.

  L'automezzo avanza sulla strada guardingo, nella penombra della sera che imbruna l'azzurro del cielo. L'autista scruta attento davanti a sè, le mani strette al volante e il piede pronto sull'acceleratore. I passeggeri si stringono sulle rozze panche di fortuna e tacciono preoccupati dei pericoli misteriosi della notte imminente, mentre il loro pensiero vola lontano, presso una casa, un nido dorato, dove ci sono cuori che trepidano per loro, per unirsi ai quali hanno affrontato la dura necessità di viaggiare con mezzi di fortuna, quasi clandestinamente.
  In un angolo c'è un giovane francescano, tutto raccolto nella sua ampia tonaca, che tace e dolcemente sorride, lo sguardo limpido fisso ad una meta radiosa. È il giovane levita, P. Tarcisio Collina, da soli cinque giorni ordinato sacerdote, che, ancora vibrante di ardente entusiasmo, affretta col suo pensiero l'arrivo al paesello, alla sua parrocchia dell'Anconella, vicino a Loiano, dove i suoi genitori l'attendono con trepidazione, ove la domenica successiva, il 9 luglio 1944. alla presenza dei suoi cari, fra l'entusiasmo di tutto il popolo, che lo vuole salutare sacerdote dopo averlo stimato fanciullo buono e devoto, celebrerà la sua prima Messa solenne.
  Nessuno può dire l'entusiasmo e l'intima gioia che prova il sacerdote che si appresta a cantare la sua prima Messa, se non il sacerdote stesso che l'ha gustata! Sono ore di trepida attesa, più tormentosa perchè più impaziente il raggiungimento della meta.
  Ecco perchè vediamo gli occhi di P. Tarcisio brillare di gioia, mentre sogna altre due paia di occhi inondati di lacrime: gli occhi dei suoi genitori. Che importano i disagi del viaggio? Che fa se il suo corpo, di salute fragile e provato a lungo dalle malattie, gli la sentire più violenti i trabalzi della macchina sulle frequenti buche della strada? Ogni sussulto lo porta più vicino alla sua casetta montana.
  Ad un tratto un ronzio insistente si propaga dalla parte dell'Appennino: gli apparecchi alleati!
  Hanno passato di poco S. Prospero di Parma: l'autista trema con le mani convulse sul volante: i passeggeri si rannicchiano quasi sperando di non farsi notare.
  Ma ecco che la sagoma di un primo apparecchio si profila su di loro; ecco altri che si preparano alla picchiata. Fischiano le prime raffiche di mitraglia. I passeggeri sembrano impazzire: molti approfittano della modesta andatura per slanciarsi dall'autocarro e appiattarsi supini nei fossi.
  Anche P. Tarcisio tenta di scendere: quando l'autista, in una mossa spasmodica dettata dal terrore, da un colpo improvviso all'acceleratore e si butta ad una pazza fuga. P. Tarcisio viene travolto, e quando, passato il pericolo, tornano i passeggeri presso il luogo dell'incidente, lo trovano immerso nel proprio sangue, col sorriso ancora sul labbro.
  Così il 3 luglio 1944, presso Parma, dava il suo sangue P. Tarcisio dopo aver celebrato appena cinque Messe.
  I genitori, gli abitanti tutti dell'Anconella attenderanno invano il buon Vincenzo Collina: il 9 luglio, la grande festosa accoglienza che gli era preparata dovrà mutarsi in una cerimonia di mestizia e di lutto: P. Tarcisio aveva preferito celebrare la sua Messa solenne in cielo.
  Era spirito ardente di zelo apostolico e sognava le Missioni come il campo agognato del suo ministero.
  — Sacerdote... missionario... martire... — segnava nel suo diario spirituale, in cui però è anche annotata la rassegnazione alla volontà di Dio che non gli concedeva la salute sufficiente: «Ho deciso di mettermi totalmente nelle mani di Dio che userà di me. Aspirante Missionario, come vorrà».
  È rimasto missionario, martire di desiderio.
  Scriveva poco prima di morire, dopo la sua ordinazione: «Gli esercizi in preparazione al Presbiterato ho già visto, debbo passarli molto distratti: esami, cerimonie si sono dati la mano per rubarmi il tempo. Propongo però di rimediare... Ho le vacanze tutte libere e cercherò di occuparle così...». Oh sì! P. Tarcisio, è vero: hai le vacanze tutte libere!... e certo... le occuperai così.