Verso la libertà

    Erano trascorsi cinque mesi dacché mi trovavo in prigione e mi sembravano più che sufficienti per scontare i miei delitti. I tre mesi di istruzione invernale cominciavano a dar qualche frutto in me, rendendomi un po’ più scaltro. Consegnai lo scritto che forse fu passabile per questa volta, poiché avevano finalmente a che fare con un reo dichiarato e confesso. Difatti un mese più tardi, cioè ai primi di maggio, mi fecero il processo finale. Questo processo durò sei giorni e sei notti. Fu più che mai tremendo e snervante. Mi interrogarono con grande insistenza e scaltrezza: volevano insomma che io mi dichiarassi collaboratore in opera di spionaggio a favore dei giapponesi, che accusassi l'opera della «Santa Infanzia» come colpevole di avere massacrato delle bimbe, che riconoscessi la Legione di Maria come una organizzazione reazionaria imperialistica a favore dell'America; ed infine che mi assumessi la responsabilità dell’attività politica del sacerdote indigeno Ccjanh N. N. Grazie a Dio, nonostante tutte le loro minacce e le loro insinuazioni, potei tenere duro. Ammisi naturalmente che ]a Legione di Maria era un'organizzazione antimaterialistica; ciò che per essi equivaleva a «reazionaria». Ammisi anche che nei nostri orfanotrofi come in tutti gli istituti di questo mondo ci potrà essere stata qualche deficienza tecnica e qualche sbadataggine, ciò che per essi equivaleva dire che ci fu una trascuranza ammessa a bella posta per far morire molte bimbe ricoverate nei nostri orfanotrofi, vale a dire per massacrarle. Per quanto riguardava il sacerdote Ccjanh N. N. dissi che interrogassero lui e basta. Con ciò si arrivò alla fine del processo e, nonostante tutte le ragioni più ovvie e i miei dinieghi, la sentenza fu questa: l'imperialista Bernardo Stacchini, arrestato il 6 novembre 1953, dopo severo ed oggettivo processo è stato trovato reo di tutte le imputazioni fattegli dal popolo, cioè reo: 1) di collaborazione con i giapponesi a danno del popolo cinese; 2) di omicidio multiplo (140 omicidi) ma indiretto; 3) di favoreggiamento all'infanticidio; 4) di istituzione dell’organizzazione reazionaria La Legione di Maria; 5) di resistenza al governo nella soppressione di detta reazionaria organizzazione; 6) di istituzione di gruppi armati contro l'esercito del popolo, d'accordo con il criminale Ccjanh N. N.; 7) di aver sparso chiacchiere deleterie per il regime comunista. L’imputato è colpevole dei suddetti delitti in tutto il loro gravissimo genere, ma in grado di reità non tanto grave. Il popolo chiede che il suddetto Bernardo Stacchini riceva la più severa e meritata punizione. Ma siccome di simili imperialisti il popolo è già tanto stanco e indignato da non volerli più tra i piedi né vivi né morti, il governo ha commutate tutte le pene nella espulsione in perpetuo dell’imputato dal territorio cinese.
    Così la notte del 9 maggio 1954, dopo avermi messo all'asta tutte le mie robe personali, mi caricarono, imbavagliandomi il viso, su un treno diretto a Tientsin. Ivi trovai il padre Severino Gonzales, missionario francescano spagnolo, espulso da Taiyuan lo stesso giorno. A Tientsin fummo tenuti in un orrida prigione, tutta armata di ferro che sembrava una grande gabbia. Il giorno 11 maggio, verso sera, ci condussero sulla nave inglese «Pak koi» e si accommiatarono da noi: «D’ora in poi — disse un funzionario della polizia — non vi trovate più sotto la nostra protezione e quindi arrangiatevi da voi stessi». «Oh, certamente! Grazie!» — risposi, col cuore da cui stava per scoppiare la gioia per la ritrovata libertà. Sulla nave mi rividi la prima volta allo specchio dopo più di sei mesi. Non mi riconoscevo. Avevo l’aspetto di un criminale. Sì, per l’appunto: il mio aspetto accusava l'arte e l'abilità che possiedono i comunisti di far apparire colpevole un innocente e vero il falso.