Il 31 marzo del 1947, a Milano in Piazza Duomo, Togliatti diceva: «Sfidiamo chiunque a dimostrare che noi abbiamo, dal giorno in cui è stato fondato il partito, svolto un'azione qualsiasi la quale potesse andare a scapito della religione e offendere i sentimenti del popolo italiano. Sfidiamo chiunque a trovare un atto, un gesto, una parola» («Unità» 1 aprile 1947).
Più recentemente, a Bologna, alla vigilia delle elezioni amministrative del maggio 1951 lo stesso Togliatti affermava: «Noi non siamo mai stati anticlericali; non lo sono mai stato io personalmente, non lo era Gramsci, non lo è il nostro Partito. Non può essere citato un solo atto del nostro Partito o di una amministrazione democratica da noi diretta che possa venire considerato come un'offesa od una minaccia alla religione».
Non sembra che il pudore sia la principale virtù del Capo del P.C.I. Comunque la sfida è lanciata. La si può accettare. E su lo stesso terreno voluto dall'avversario. Documenteremo parole, gesti, atti dei comunisti italiani contro la religione. I fatti segneranno la loro condanna. Cadrà la maschera ed apparirà il vero volto del comunismo. Non c'è bisogno di commentare esagerando. Mentre il denigrare è sterile, il dire la verità può essere utile.