Il compagno Videnzio deviazionista per il Totocalcio

    Possiamo benissimo scrivere anche il nome. Lo sanno tutti. Lo sa la Camera del Lavoro di Correggio e quella di Reggio Emilia. Lo hanno registrato le cronache dei giornali locali e lo hanno mormorato in tutte le cellule della zona. I protagonisti di questa storia sono due, anzi tre: il marito comunista, la moglie dello stesso colore e il Totocalcio. Per la precisione il marito è più che semplice gregario. Appuntato, mettiamo. Difatti era uno della commissione interna rossa di un grande salumificio di Correggio. E adesso vi scrivo il nome: Videnzio Righi. Stop.
    Il compagno Videnzio, dunque, era membro della commissione interna di un grande salumificio. Ho scritto era, perchè attualmente non lo è più. Cessò d'esserlo dopo l'episodio che fra poco racconterò.
    Anche il Totocalcio c'entra, appunto perchè il compagno Videnzio ogni settimana compilava le schedine. Non si sa mai — diceva con la moglie. — Dopo poi quel famoso 12 che portò in casa del tramviere siciliano ben 75 milioni, anche la compagna moglie si accanì nel gioco.
    Tenta e ritenta, dai e ridai, avvenne proprio che l'altra settimana il compagno Righi Videnzio fece dodici. Ecco, ho l'impressione che tutto questo a voi appaia una favola. Non avete tutti i torti. Realmente ha l'aria di una favola, aspettate che finisca. Vi garantisco però che è accaduto a puntino così. Di mio non aggiungo una virgola sola.
    Che aveva vinto alla SISAL e che aveva fatto DODICI lo seppe nel tardo pomeriggio della domenica. Fu un finimondo. In un lampo per tutto il caseggiato si sparse la voce. Righi ha vinto alla SISAL ! Ha fatto DODICI !... Divulgar la notizia e invitare gli amici ad un grande banchetto fu tutt'uno. Oramai si sentiva milionario, poteva quindi prendersi il lusso di offrire da bere e da mangiare agli amici. Il banchetto fu preparato e durò fino alle tre del mattino. Diverse decine di persone intervennero. Si mangiò, si bevve, si danzò e tutto in nome di quei futuri milioni che il Totocalcio avrebbe dovuto portare in casa del compagno Righi.
    Alle tre del mattino, col volto rubizzo e le idee non troppo limpide gli invitati se ne tornarono alle loro case mentre il compagno Videnzio rimase solo con la compagna consorte.
    Fu fatto una specie di consiglio di famiglia. Come impiegare i milioni della Sisal? Ecco la domanda che si posero marito e moglie poco prima che spuntasse l'aurora del lunedì, davanti ai resti di innumerevoli bottiglie di lambrusco.
    Videnzio, il marito, intendeva comperarsi una villa sulla riviera ligure e darsi al commercio. La moglie invece era di avviso contrario. Le sembrava miglior cosa la compera di un podere e lavorarselo in santa pace. Il marito scartava il progetto, la moglie ribatteva le proprie idee, l'atmosfera (come ho detto) era surriscaldata dal lambrusco... fatto si è, insomma, che volarono bicchieri e pugni. La compagna moglie, contusa e pestata dovette tornarsene dai suoi genitori e il compagno Videnzio rimase solo nella sua casa.
    Ma intanto era già l'alba del lunedì. La sirena del salumifìcio chiamava al lavoro quel centinaio di operai tra cui figurava anche Videnzio Righi. Ma Videnzio Righi non andò. I «Compagni» lavoratori notarono l'assenza molto più che nessuno di loro la sera precedente era stato invitato al grande pranzo. La commissione interna arricciò il muso e considerò l'operato del compagno Videnzio deviazionistico e di poco spirito comunista. Ma intanto la radio del lunedì pomeriggio annunciava la somma spettante ai numerosissimi DODICI di quella settimana. Sapete quanto spettava al compagno Righi? Quattromila lire. Dovette chiedere l'anticipo della paga per pagare il pranzo e ritornarsene a lavorare nel salumificio.

Correggio, novembre 1950.