Il Parroco di Mancasale, don Luigi Cervi, come tutti i parroci di questo mondo, voleva iniziare il corso di Dottrina Cristiana per i bambini e le bambine della sua parrocchia. E per questo ha mandato una letterina ai genitori dei bambini in cui voi non potreste trovare nulla di strano; la lettera infatti dice:
«Ai genitori dell'alunno....
Avverto che per decreto vescovile d'ora innanzi l'insegnamento della Dottrina Cristiana verrà impartito ai fanciulli d'ambo i sessi, come si usa per le scuole elementari.
Perciò domenica 18 corr. si inizia l'iscrizione dei fanciulli alle ore 10 presso la Chiesa Parrocchiale e le lezioni avranno luogo ogni domenica, sempre alle ore 10.
L'invito è esteso anche ai fanciulli di quarta e quinta classe, già ammessi alla S. Comunione.
Sempre per espresso desiderio di S. E. il Vescovo, il registro delle presenze e assenze verrà ogni domenica esposto in Chiesa.
Fiducioso che i vostri fanciulli non mancheranno, in Cristo Gesù vi saluto.Il Parroco CERVI D. LUIGI, Prevosto»
La cosa però non è andata a genio ai socialisti nenniani i quali hanno scritto sull'«Avanti» un trafiletto dal titolo «L'ultima trovata» in cui, a commento della lettera di don Cervi, è stato scritto: «Non varranno neppure le giustificazioni in caso di malattia: guai per gli assenti! Per loro, messi al bando, 1'esecrazione delle illuminate menti dell'Azione Cattolica. Ci manca il bicchiere di olio di ricino e poi siamo a posto».
Il trafiletto socialista non ha certo il pregio di essere intelligente: sarebbe pretendere troppo dai codini rossi. Ma che essi se la prendano con un prete di ottantadue anni e con la innocentissima Dottrina Cristiana se, in occasione della Sagra, non sono riusciti ad istallare il «veglione» da ballo, non è onesto. Quando gli «affari» vanno male è più saggio tacere che mostrarsi arrabbiati: tanto più che don Cervi e la Dottrina Cristiana non c'entrano per nulla nella faccenda del «veglione»!
Don Cervi è parroco a Mancasale da oltre 46 anni. E tiene testa ai rossi, molto bene.
Da moltissimi anni, sempre a Mancasale, si celebra la festa della Madonna del Rosario nella terza domenica di ottobre. Ed anche nel 1952 è successo così. I cordigeri francescani hanno cantato la Messa solenne su musica di Lorenzo Perosi ed i fedeli gremivano la Chiesa.
Nel pomeriggio poi grande processione con corpo bandistico e numerosissimo corteo.
Nessuno quindi si è accorto della circolare ciclostilata che era stata distribuita tra la popolazione della villa. La circolare suonava precisamente così:
«Cittadini di Mancasale,
da tanti anni la nostra popolazione festeggiava unita nella più fraterna amicizia la tradizionale sagra, durante la quale, oltre alle funzioni religiose, avevano luogo le più popolari iniziative ricreative.
Era una giornata di festa per tutti, ragazzi, giovani e vecchi. Ognuno era libero di frequentare quella attività che più confaceva alla propria aspirazione e al proprio desiderio.
Quest'anno invece non sarà più così.
Una riprovevole presa di posizione del parroco e di alcuni altri ha fatto mutilare la nostra sagra in una delle sue parti più caratteristiche, fonte di allegria e di sano divertimento delle giovani e vecchie generazioni.
Quest'anno non si danzerà: il Festival non sorgerà nel centro della nostra villa e tutti coloro che desideravano trascorrere una lieta serata dovranno emigrare nelle ville vicine, ove più umana è la comprensione e il desiderio di vivere uniti la festa.
È giusto permettere che il modo di pensare di una o di poche persone prevalga sul modo di pensare della stragrande maggioranza della popolazione? No, non lo è!
Dobbiamo noi distruggere le nostre tradizioni solo perchè lo vogliono alcune persone egoiste, piene di odio e impregnate fino alle midolla di fanatismo antipopolare? No!
Noi faremo ugualmente la nostra sagra, noi continueremo la tradizione che ci hanno tramandata i nostri vecchi: certe persone debbono capire che non si buttano a mare cosi facilmente i più elementari diritti di libertà dei cittadini.
Noi avremmo voluto continuare a festeggiare tutti uniti la sagra, in tutti i suoi momenti, siano essi laici o religiosi.
Ma poichè non si vuole, noi, certi di interpretare il sentimento e il pensiero della popolazione di Mancasale, proponiamo che la tradizionale sagra abbia luogo d'ora innanzi non la terza ma la quarta domenica del mese di ottobre.
Quest'anno la Sagra, quindi, avrà luogo non il 19, ma il 26 Ottobre, e sarà la festa di tutti.
Nei prossimi giorni si formerà un comitato locale per fissare i programmi dei divertimenti per la Sagra di Mancasale.
Noi invitiamo tutti i cittadini, che certamente come noi saranno indignati del fatto accaduto, ad aderire alla nostra iniziativa.
Distinti saluti.p. La popolazione di Mancasale (Il Comitato promotore)»
Dal canto suo il corsivista de «L'Unità» ha affermato che le «azdore» venute a conoscenza della cosa non hanno rotto le uova per la torta ed hanno tenuto il pesto per gli agnolini, conservando ogni ben di Dio per il giorno 26 Ottobre nuova sagra di Mancasale.
Però don Cervi, che da ben quarantasei anni precisi regge la parrocchia ci ha detto che in tutte le case si sono mangiati gli «agnolini» domenica 19.
Nemmeno la morte, con la quale non si dovrebbe scherzare, chiude la bocca alla propaganda antireligiosa ed atea dei comunisti reggiani. Non vogliamo aggiungere altro. A S. Prospero Strinati è morto in età di 61 anni nel giorno 12 dicembre 1952 un certo Adolfo Lusetti, di cui sappiamo solamente che era un acceso comunista mangiapreti. Non dubitiamo affatto della genuinità ed autenticità del suo cosidetto «testamento spirituale»: ci stupisce soltanto la sfacciataggine di chi ha osato pubblicarglielo su un ricordino funebre che è stato largamente diffuso. In questo cosidetto «testamento spirituale» noi ravvisiamo sarcastiche offese alle tradizioni profondamente cristiane della nostra gente: non permettiamo a nessuno, nemmeno ad un comunista in punto di morte, di sputare veleno su ciò che abbiamo di più caro: la religione dei nostri padri!
Ecco il testo del testamento spirituale del compagno defunto di San Prospero Strinati (E. E.):
«Dio già mi chiama: non voglio preti ma funerali civili.
Chi desidera la mia anima in paradiso e il mio scopo finale, preghi, lavori, combatta per il trionfo del socialismo sommo bene dell'umanità. Gesù Cristo ce L'ha dettato, realizzato sarà, e così sia».
Segnaliamo la sgomentante documentazione che l'ABES già ha pubblicata su l'A.P.I. in Emilia.
Segnaliamo anche la recente impressionante denuncia, sui misfatti dell'A.P.I., documentata da S. E. il Vescovo di Padova.
Nella nostra terra ormai sono anni e anni che la gioventù viene educata all'odio antireligioso e alla cattiva indifferenza verso le cose sacre, specialmente ad opera dell'API.
Sono noti i fatti denunciati da Sua Ecc. Mons. Socche. nostro Vescovo, riferentisi a San Michele dei Mucchietti e al Villaggio Foscato (R.E.). Noi aggiungiamo soltanto un piccolo episodio, che denota il disprezzo della religione, come sistema e come scopo degli insegnamenti materialistici nei giovanissimi.
Ed eccoci tristemente a Roncroffio di Felina. Siamo nel mese di maggio e precisamente il giorno 2. Un bimbo di pochi anni si avvicina all'immagine della Vergine di quell'Oratorio e poi sfregia quella sacra icone... sputando; altri bimbi avvicinano loro coetanei di principi e di educazione cristiana ed insegnano la loro nuova preghiera fatta di sole bestemmie!
I comunisti (cristiani cattolici!) non hanno buffato dinnanzi ad una azione sì mostruosa; se viceversa si fosse sfregiata l'immagine di Stalin o qualche altro delinquente avrebbero vomitato tutto il vocabolario infernale da loro posseduto per deplorare il gesto compiuto.
Ma questo fatto è rivelatore ancora una volta per quei ciechi che ne hanno bisogno di quali insani ed antiumani principi il comunismo sia promotore e vada istillando in tutti coloro che, conscii od inconscii, ne seguano tristemente le vestigia.
Da questo atto ogni buon pensante deve rivedere se stesso e la propria casa. Mentre noi compiangiamo quel povero bimbo, forse dallo sguardo ancora innocente, pensando alle tristi avventure che gravano sulla sua vita avvenire, eleviamo una protesta, che si distacca da ogni idea di partito, ma che deriva e parla solo di umanità, di civiltà e di fede, affinchè il nuovo governo voglia sopprimere questa istituzione dannosa all'individuo, alla famiglia e alla società!
Basti pensare alla malvagità colla quale si ricorse al nome e alla memoria di Don Pasquino Borghi, medaglia d'oro al valor partigiano, per aver egli offerta la sua stessa vita (fu fucilato la mattina del 30 Gennaio 1944 dalle guardie repubblichine nella nostra città) nel far del bene a tutti quanti ne avessero bisogno, e particolarmente ai partigiani.
Don Borghi era infatti Parroco di Coriano di Villaminozzo (sperduto paesino dell'alto Appennino) quando, per le sue attività benefiche, fu arrestato e quasi subito processato e massacrato dal plotone di esecuzione dei repubblichini di Salò.
I «neri» lo hanno ammazzato, oggi i «rossi» speculano sul suo nome. Ecco un particolare: Nell'Ottobre del 1947 il parroco di Regina Pacis (periferia di Reggio Emilia), don Dino Fontanesi, apriva
Lire 50
p. IL CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE
Fac-simile di una cartella che venne distribuita nelle case per raccogliere fondi pro-asilo U.D.I. (leggi Unione Donne Italiane del P.C.I.) e nella quale campeggia il nome di un prete per carpire la buona fede degli offerenti.
un asilo in via Bainsizza per raccogliere i bambini della zona. L'asilo veniva dedicato alla memoria di S. E. Mons. Pietro Tesauri, gloria del clero reggiano. I comunisti, che nella zona non avevano 1'asilo, vollero scimiottare l'iniziativa cattolica ed aprirono due mesi dopo un asilo, affidandolo in gestione all'U.D.I. e dedicandolo, (guarda un po', i mangiapreti!) alla memoria dell'eroe partigiano don Pasquino Borghi. Ma c'è di più: i comunisti della zona vanno in giro per le case raccogliendo offerte pro-asilo e rilasciando una cartella sulla quale campeggia il nome dell'eroico sacerdote.
Ora noi ci domandiamo se si può' essere più sfacciati di così: evidentemente le «udine» sfruttano il nome del prete caduto per confondere le loro iniziative agli occhi dei molti ingenui della zona. Infatti, tanti cattolici non si rifiutano di offrire le cinquanta lire pro-asilo soltanto perchè credono che il nome del sacerdote sia garanzia della serietà della iniziativa. Ci meravigliamo come le autorità, competenti non abbiano impedito che il nome di Don Pasquino, certamente non comunista, sia stato usato da una associazione rossa, ma soprattutto ci meravigliamo della disonestà dell'U.D.I. che ha sentito il bisogno di ricorrere a questi mezzucci per ingannare il popolo.
«Il nuovo risorgimento» organo dell'ANPI della nostra città in data 9 Novembre 1952 attaccava aspramente il parroco di Carpineti affermando che la frase «Non speculiamo sui morti» pronunciata durante il Vangelo sarebbe stata indirizzata ai comunisti e che, come al solito (ed è un vecchio ritornello), i preti fanno politica durante la Messa.
Ora noi non sappiamo se precisamente il parroco di Carpineti abbia pronunciato la frase «Non speculiamo sui morti», ma in essa non troviamo nulla di anticomunista e, tanto meno, di antipatriottico. Vorremmo invece soffermarci su alcune frasi che sono state pronunciate da un inviato della Associazione provinciale combattenti e reduci in Carpineti il giorno 4 novembre, nell'anniversario dell'armistizio della guerra 1915-1918.
Come è risaputo, in tale giornata fu celebrata la data del 4 novembre a cura di inviati dell'Associazione combattenti e reduci in tutte le maggiori località della provincia. Ci si mise d'accordo fra rossi e non rossi di non toccare, durante i discorsi commemorativi, la politica. Gli oratori non rossi si attennero alle disposizioni impartite dalla segreteria provinciale dell'associazione. Non così fecero invece alcuni oratori social-comunisti. A Carpineti il signor Livio Torreggiani parlò a lungo ma si dimenticò quasi totalmente di celebrare la data del 4 novembre; non perse però 1' occasione per sputare veleno sul Governo. Egli infatti affermò testualmente: «...Trieste non è italiana perchè il Governo italiano non ha interesse a che lo sia... I nostri ministri vanno all'estero ad acquistare armi e cannoni anzichè a prender commesse per lavori».
Noi ci domandiamo se la gloriosa data del 4 novembre può essere commemorata in questa maniera.
Dopo il discorso, che si risolse in un comizio socialcomunista, il signor Elmo Canovi, fiduciario per Carpineti della Associazione combattenti e reduci, chiese al Torreggiani la ragione di certe frasi pronunciate nel discorso celebrativo. Il Torreggiani rispose intavolando una discussione politica.
Così i comunisti hanno rispettato gli accordi presi preventivamente con i rappresentanti delle correnti non rosse in seno all'associazione. Non ci meravigliamo: il discorso pronunciato dal Torreggiani a Carpineti il 4 novembre è la prova palese che per i socialco-munisti non vi è nulla di sacro, nemmeno la celebrazione di una data che coronò, con la vittoria delle armi italiane, il sacrificio di 600 mila caduti e di un milione di feriti.
E' doloroso constatarlo ma dobbiamo farlo ugualmente: il più delle volte nella nostra terra i cortei funebri sono divenuti pretesto per le manifestazioni di forza dei «rossi».
Nei cortei funebri infatti — troppe volte di forma civile (se «civili» si possono chiamare) — non si fa altro che dar fiato alle trombe della banda paesana, con gli inni rivoluzionari rossi, e portare in giro tutte le bandiere scarlatte della provincia per le vie del paese o della città. Nell'estate scorsa a Massenzatico, venne disgraziatamente a morire un bambino di 33 giorni. Il padre e la madre di lui, da coscienti e onesti comunisti, cui fa rivoltar lo stomaco persino l'odore dei ceri e il profumo dell'incenso, pensarono bene di fare il funerale civile al corpicino del loro figliolo, cui per altro in 33 giorni di vita non si è mai trovato il tempo e la voglia di far somministrare il Santo Battesimo. Ai funerali, com'era logico, grande corteo di «compagni e compagne» che accompagnarono alla estrema dimora quella piccola salma. Durante i funerali, quando il mesto corteo arrivò nei pressi della Chiesa, una donnetta, che seguiva il feretro, appena scorse il Curato, pensò di fare dello spirito (indiscutibilmente fuori posto, dietro quella piccola bara), esclamando a voce alta per farsi sentire: «Quel prete dirà: povera vittima innocente, che va all'Inferno! Che sono poi tutte balle». E sghignazzò. Non ci pare che la frase abbia bisogno di commenti: la stolida scemenza di quella donnetta parla da sè.