Cronistoria della parrocchia di San Giacomo di Lorenzatico - 1931

La chiesa nostra, pur dopo gli importantissimi, radicali restauri eseguiti dal 1924 al 1926, non era sufficiente: avviene spesso nelle cose di questo mondo che nel corso di un’opera, creduta perfetta, viene a manifestarsi una manchevolezza non prima avvertita. E così nel caso della nostra chiesa: si avvertì che poca era la luce delle quattro finestre (due nel transetto e due nella cappella maggiore presso l’altare), e incomodo l’accesso all’altare e al coro; inoltre la capacità della chiesa non era sufficiente ai bisogni; i fanciulli troppo isolati dal sacerdote. Fu così che il parroco pensò alla costruzione di un ambulacro attorno all’altar maggiore. L’idea maturò, e fu esposta al valente prof. architetto Rivani di Bologna (che già aveva curato i restauri del 1924-26), che la sviluppò, giudicandola ottima.
Per l’esecuzione del lavoro si approfittò dell’occasione del III centenario della fondazione dell’oratorio della B.V. Lauretana al ponte di Loreto, fondazione che da principio si credette avvenuta nel 1630 (basati sul documento manoscritto del parroco don Didimo Bortolotti), mentre in seguito da altro documento si comprese che detto oratorio era stato inaugurato nel 1676. Ad ogni modo, siccome era stata già ventilata l’idea del centenario, si pensò di proseguire, anche per riuscire più facilmente nel compimento dei restauri, nonchè dell’altare di marmo nella cappella della B.V. Lauretana, a ricordo del centenario stesso.
Appunto per questo, cioè per festeggiare il III centenario e per erigere l’altare si tenne un’adunanza dei capi-famiglia parrocchiani il 1° marzo 1931, nella quale appunto venne esposta l’idea dell’erezione dell’altare, idea che venne approvata. A detta adunanza una seconda ne seguì il giorno di Pasqua 5 aprile, nella quale si stabilì che ogni capo-famiglia avrebbe portato l’offerta al parroco per l’altare; mentre in altre due adunanze del 25 luglio e 6 settembre si discusse anche dei festeggiamenti religiosi e civili pel centenario.
Così i lavori si polarizzarono intorno all’ambulacro, come opera principale; poi si pensò di erigere l’altare di marmo nella cappella della Madonna Lauretana; infine il parroco pensò di far consacrare la chiesa e di erigere l’altare marmoreo anche nella cappella del SS. Cuore di Gesù, altare quest’ultimo che avrebbe servito per la consacrazione della chiesa, non potendo a tal fine essere usato l’altare della Madonna perchè vi era già stata messa la pietra sacra.
Il 23 aprile 1931 s’incominciò la costruzione dell’ambulacro ad arcate, che danno maggior luce alla cappella maggiore, attraverso a dieci finestre e a sei archi aperti, mentre al settimo è addossato il quadro del titolare; con volta a vela e in pietra; ed è riuscito, a giudizio dei competenti, ottimamente e assai comodo, risultandone un ambiente che ben si presta pei fanciulli, nonchè alla disribuzione della SS. Comunione in occasione di maggior frequenza. Inoltre, il maggiore spazio e luce, nonchè la comodità di accesso all’altar maggiore, e infine la possibilità di collocare l’organo, quando sarà possibile acquistarlo, a tergo del quadro del titolare, rendono felice l’idea di questo ambulacro, quantunque si prestino a critiche i due archi aperti a lato del quadro stesso; ma, anche dato, questa è piccola cosa a confronto del complesso dell’opera; del resto i due archi non li si poteva lasciare chiusi.
Costruito l’ambulacro, fu la volta dell’altare della Madonna, e infine venne messo in opera l’altro della cappella del SS. Cuore di Gesù, su disegno del prelodato prof. Rivani. Nell’altare della B.V. Lauretana venne incastonato il paliotto di scagliola già dell’oratorio di Loreto e raffigurante la traslazione della S.Casa; in quello del SS. Cuore di Gesù, altro paliotto, pure di scagliola, rappresentante il battesimo del Redentore. Da ricordare che nei restauri del 1924-26 detti altari furono costruiti in mattoni e calce, coi paliotti suddetti.
Detti altari marmorei furono provvisti di artistico ciborio pure di marmo, rivestiti internamente di lamina di metallo dorato e artistico sportello di bronzo a doppia chiave. Gli altari così finiti vennero a costare £ 3000 circa ognuno.
Colla costruzione dell’ambulacro la nostra chiesa è risultata di mq 160 circa di superficie, eccettuati i tre presbiteri, coi quali misura 200 mq. E’ lunga all’interno m.28, larga nel corpo in media (esiste un po’ di irregolarità) m.6.60; il transetto è largo m.14.04; nell’ambulacro attorno all’altar maggiore misura m.9.35. In complesso, quantunque si tratti di lavori che hanno dovuto avere come punto di partenza la costruzione precedente un po’ goffa, la chiesa è riuscita sufficientemente decorosa. Se poi si riuscirà (lo si spera coll’aiuto di Dio) ad eseguire il progetto delle due navate laterali nel corpo della chiesa, con conseguente risanamento dei muri perimetrali; nonchè della sagrestia (essendo troppo angusta l’attuale) e del campanile (potendo coll’atterramento del vecchio dare compimento alla cappella della Madonna dalla parte di esso), allora la nostra chiesa potrà dirsi compiuta e decorosa. Non va taciuto però che è diviso il giudizio di molti circa l’opportunità delle due navate laterali.
Terminati alla fine di settembre l’ambulacro e gli altari, fu la volta della consacrazione della chiesa e dei festeggiamenti conclusivi. Per la consacrazione si prestò gentilmente e con entusiasmo mons. Giuseppe Antonio Ferdinando Bussolari, arcivescovo di Modena e abate di Nonantola, il quale venne la sera di venerdì 2 ottobre per la esposizione delle ss. reliquie da riporre nell’altare, reliquie che furono esposte nel locale già ad uso macelleria della stalla di canonica ed ora bucateria, decorosamente apparato. Durante la notte i parrocchiani si avvicendarono lodevolmente per la venerazione di esse reliquie. Sua eccellenza pernottò nella nostra canonica. Al mattino del 3, sua eccellenza verso le 8 incominciò il s. rito della consacrazione: vi presero parte pel servizio i parroci del vicariato, nonchè quelli del vicariato di Sala, eccettuato quello di Bonconvento, impotente. L’arciprete di Decima mandò il suo cappellano. Pel canto si prestarono, oltre il parroco nostro, mons. Arturo Poggioli, primicerio del capitolo di S. Petronio, don Rinaldo Cristiani, cappellano di Manzolino e alcuni seminaristi (in sette). Verso le 11 colla messa celebrata in canto (Missa Angelorum) dal parroco, ebbe termine la consacrazione, alla quale assistettero numerosi fedeli. Funse da cerimoniere il can. don Guglielmo Malavolta, cerimoniere arcivescovile di Bologna. Dopo la funzione sua eccellenza, i sacerdoti e i seminaristi si sedettero a mensa in canonica, e fu questo il compenso ben modesto per l’opera da essi prestata nell’indimenticabile cerimonia.
Si riporta qui l’elenco delle ss. reliquie murate nel sepolcreto dell’altare consacrato: S.Iacobi ap., B.M. Virginis, S.Floriani, S. Vitalis, S.Agricola martyrum, S. Aloysii, S. Caietani, S. Antonii Pat., S. Antonii abb., S.Nicolai, S. Philippi Nerii confessorum et aliorum Martyrum.
La mattina del 4 ottobre, domenica, sua eccellenza ritornò ancora da Modena e alle 7.30 celebrò la messa della Comunione generale, che fu numerosissima, anche perchè i fedeli erano stati preparati alla solennità da un corso di ss. esercizi (dalla sera del 29 settembre a tutto il 2 ottobre). Al Vangelo sua eccellenza, che aveva già espressa la sua grande gioia nell’avere avuta l’avventurata sorte di consacrare la chiesa che lo accolse infante e fanciullo e nella quale aveva ricevuto i primi sacramenti, disse belle parole sulla divozione alla Madonna. Alle 9 amministrò la S. Cresima e alle 11 la messa solenne in musica, durante la quale giovani e fanciulli parrocchiani eseguirono lodevolmente la Missa SS. Gervasii et Protasii del Perosi, con accompagnamento d’armonio e orchestra. Nel pomeriggio alle 16.30 ebbe luogo la solenne processione colla statua della Madonna Lauretana, cui partecipò numerosissimo popolo anche dalle parrocchie limitrofe, e specialmente da S.Giovanni in Persiceto.
Addobbo con zendali, illuminazione alla veneziana, mortaretti, fuochi artificiali, banda di S. Giovanni in Persiceto resero più solenne la sacra solennità, che rimarrà a lungo nella nostra memoria. Sulla porta della chiesa era esposta la seguente epigrafe, dettata dal parroco: Accorri festoso/popolo di Lorenzatico/alla ampliata e abbellita tua chiesa/oggi 4 ottobre 1931/che della Beata Vergine Lauretana/ricordi la trecentenaria memoria/presso di te/a Lei fidente la tua prece ascenda/onde abbia a rinnovare/le antiche grazie e i prodigi.
In occasione sì fausta venne curata dal parroco la edizione di un numero unico supplemento a "La voce del S.Cuore" (stampandosi dal 1925 il bollettino parrocchiale per la nostra parrocchia sotto il titolo "La voce del S.Cuore"), dove, assieme a un po’ di storia della nostra parrocchia, nonchè dell’oratorio di Loreto, si riporta l’elenco dei sacerdoti, parroci, un breve cenno dell’oratorio della Tassinara, nonchè sui restauri vari della nostra chiesa; coi ritratti dell’oratorio di Loreto, della chiesa parrocchiale, di mons. Bussolari e dell’antecessore parroco don Didimo Bortolotti. In capo al numero unico è la seguente epigrafe, pure dettata dal nostro parroco: Ritorna benedetta la ricorrenza/tre volte centenaria dell’inizio in mezzo a noi/della divozione alla B.V. Lauretana/il cui venerato simulacro/dal 16 aprile 1917/raccoglie preghiere e voti/in questa chiesa parrocchiale/dopochè dal 1630 risiedette veneratissimo/nell’Oratorio al ponte di Samoggia - da S.E.Mons. Ottavio Bonfiglioli/proprietà della tenuta Lorenzatico/Oggi 4 ottobre 1931 un altro Eccl.mo Presule/Mons. Giuseppe Antonio Ferdinando Bussolari/Arciv. di Modena e Abate di Nonantola/decoro e gloria della nostra parrocchia/è in mezzo a noi a ripetere alla Madre Celeste le preghiere e i voti/che Le innalzò fanciullo/e a rendere più bella e cara/questa solennità/Alla Regina degli angeli e dei Santi/la nostra fidente preghiera/che ora e sempre effonda su di noi le Sue materne carezze/a S.E. Mons. Bussolari l’augurio cordiale: ad multos annos!
Il rendiconto finanziario è il seguente : offerte per l’altare della B.V. Lauretana £ 2306.10; id. pel centenario £ 2624.50; spese nella costruzione dell’ambulacro e altari laterali £ 19221, id. rifacimento del piazzale della chiesa (concorso alle spese, pel rifacimento avendo il comune di San Giovanni in Persiceto provveduto nella massima parte) £ 444.50, id. consacrazione della chiesa £ 274, id. feste centenarie £ 2014.45, id. ss. esercizi £ 253.
Da notare che il comune di San Giovanni in Persiceto curò, come detto qui sopra, la sistemazione del piazzale della chiesa concorrendo l’amministrazione parrocchiale solo per coprire le spese pel materiale (ciottolato), spese che furono, come notato dianzi, di £ 444.50.
Si riportano le iscrizioni incise all’orlo della mensa dei due altari laterali: su quella dell’altare della cappella SS. Cuore di Gesù: Ioseph Ant. Ferdinandus Bussolari Archiep. Mutinen. et Abb. Nonant. consecr. 3 oct. 1931; su quella dell’altare B.V. Lauretana: In hon. B.M. Virg. Lauret. a.D. 1931 constructum festis trecentenariis absolutis ab aedificato Eiusdem sacello dec. 1919 funditus everso.
A conclusione delle solenni feste del III centenario Lauretano si riportano qui in parte le notizie contenute nel numero unico "Supplemento alla Voce del Sacro Cuore": era sempre caro per noi quell’oratorio, cui afflivano specialmente il sabato, i fedeli a divota preghiera. E chi non ricorda, o non ha sentito raccontare, le belle feste che si sono fatte in onore della Madonna di Loreto. Da una memoria manoscritta si rileva che nel giorno di Pasqua si è fatta sempre una visita alla chiesina di Loreto processionalmente dalla chiesa parrocchiale, con a capo il clero, visita che ha avuto origine da un’antichissima tradizione conservata, che cioè prima del 1700 (non è precisato l’anno) la venerata immagine della B.Vergine di Loreto fu con solenne processione trasportata nella collegiata di San Giovanni in Persiceto, per implorare colla intercessione della Madre del Figliolo di Dio la liberazione dalla peste devastatrice anche in questa località, e quindi "voto popolare" della suddetta visita nel dì di Pasqua, in ringraziamento dell’ottenuta liberazione. Sono ricordate pure le feste solennissime avutesi nei giorni 3-4 ottobre 1886 col trasporto della statua della Madonna di Loreto nella nostra chiesa parrocchiale in ringraziamento a Dio per l’ottenuta conservazione dell’oratorio in occasione della costruzione del ponte sul Samoggia avvenuta in quell’anno.Nè vanno taciute le belle feste celebratesi nei giorni 3-4-5 ottobre 1895 in occasione del VI centenario della traslazione della S.Casa di Nazareth in Loreto. E non sono da ricordarsi anche le funzioni serali del mese di maggio con affluenza di numeroso popolo per dire a Maria la preghiera devota e fidente e per cantare le sue lodi? E la "festa del voto" il 10 dicembre,in cui anche dalle parrocchie limitrofe venivano i fedeli a ricevere la benedizione della Madre Celeste? Ed ora di quello che fu l’oratorio di Loreto non resta che il nome al quartiere e il ricordo a noi tanto caro. Dico male:resta il bel paliotto di scagliola, raffigurante la S. Casa di Nazareth portata dagli angeli verso Loreto, paliotto che attualmente adorna il nuovo altare marmoreo nella cappella della Madonna Lauretana nella chiesa parrocchiale; i due portatorce di legno dorato nella stessa cappella; i due angeli di stucco ai lati della nicchia:il bel Crocefisso dipinto su legno, stile ‘300, appeso al transetto della chiesa parrocchiale; la lampada. Ma quel che è più caro è la statua della Madonna, quella stessa che fu là esposta fin da principio, statua "di molto antica fattura" (Forni), identica nelle misure e nella forma a quella che è venerata nella S.Casa. E qui in questa chiesa parrocchiale dal 16 aprile 1917, in cui venne trasportata dal suo oratorio, nella nuova cappella, modesta sì, ma che, si spera, vedrà presto una decorazione più conveniente, arricchita di un bello altare di marmi preziosi, la Beata Vergine Lauretana riceve omaggi, preghiere e voti dà suoi cari figli, che oggi, 4 ottobre 1931, cantano a lei una canzone d’amore, di riconoscenza per i benefizi ricevuti nei secoli, e la pregano a continuare su di essi l’effusione delle sue materne carezze, l’assistenza pietosa, che valga a rinnovare in essi la fede, la speranza, la carità, la purità della vita, che formano il più bel vanto dei nostri padri, della nostra cara parrocchia. Viva ora e sempre Maria!"

A completare le notizie riguardanti mons. Giuseppe Antonio Ferdinando Bussolari, oriundo della nostra parrocchia, si riportano le note contenute nel numero unico supplemento alla "Voce del Sacro Cuore", edito in occasione del III centenario Lauretano: S. E . rev.ma mons. Antonio Ferdinando Bussolari nacque nella nostra parrocchia il 10 febbraio 1869 da Romano Bussolari e Clotilde Goretti, e nello stesso giorno, secondo la bella usanza dei nostri vecchi, ora purtroppo dimenticata dai più, gli fu amministrato il S. Battesimo dal parroco don Didimo Bortolotti, e gli furono imposti i nomi di Ferdinando e Raffaele. Alle scuole elementari, che allora avevano sede nell’attuale Cà Lunga (furono poi trasferite al fabbricato presso la Samoggia, il primo a destra del ponte di Loreto, e che perciò è detto volgarmente il "palazzetto delle scuole vecchie", perchè dal 1915 sono tenute nell’apposito fabbricato sulla via Biancolina), diede splendida prova. Giovinetto ancora quell’anima santa di frate Amedeo cappuccino, che molti ricordano, pose gli occhi su di lui, e, da buon conoscitore di anime, sviluppò in quella il germe della vocazione allo stato religioso. Fu accolto nella grande famiglia cappuccina in Cesena nel 1884, dove eccelse nella pietà, scienza, spirito di ubbidienza, tanto da richiamare su di sè l’occhio vigile dei superiori, che intravidero in quell’umile frate doti non comuni di mente e di cuore, accoppiate ad uno spirito di pietà ammirevole. Consacrato sacerdote il 15 agosto 1891 in quello stesso convento, padre Giuseppe Antonio (tale fu il suo nome in religione) celebrò la prima S. Messa il dì seguente nella chiesa di San Giuseppe dei cappuccini in Bologna. Gli facevano lieta corona in quella faustissima circostanza i suoi cari e il parroco don Didimo Bortolotti, che tanto l’amò, riamato. L’anno seguente passò a Faenza lettore di filosofia, matematica e fisica nel convento dell’ordine, dove in seguito insegnò anche lettere, teologia dogmatica, diritto canonico e teologia morale. Nel 1896 fu eletto guardiano dello stesso convento e nel 1900 di quello di Ravenna. Nel 1901 fu destinato maestro dei novizi a Cesena. L’anno seguente fu primo definitore del capitolo della provincia, e poi vicario provinciale di Bologna nel 1904 e moderatore di tutta la provincia nel 1905. Qui egli diede nuovo impulso agli studi, preparato e maturato col commendevole Programma, e lasciò durevole ricordo del suo cuore e del suo zelo. Durante il suo provincialato visitò le missioni cappuccine Allahabad nelle Indie Orientali. In seguito, il generale lo mandò commissario nella provincia cappuccina di Siracusa, donde tornò a Roma come direttore spirituale del collegio internazionale cappuccino di S.Lorenzo da Brindisi. Fu poi postulatore generale per le cause dei beati dell’ordine. La esemplarità della vita, le doti di mente, la tenacia e costanza nel lavoro gli meritarono che nel capitolo generale del 1914 fosse eletto primo definitore e procuratore generale dell’ordine. Rifulse allora più evidente la sua umiltà, quando rinunziò alla sede vescovile di Allahabad, che gli era stata offerta. Nella nuova altissima, nella quale venne a trovarsi a contatto con tutto l’ordine, brillarono come non mai il carattere sereno, la tempra adamantina, il profondo intuito, il tatto prudente di un vero uomo di Dio e di governo. L’ordine dei cappuccini gli è debitore di perenne riconoscenza per l’opera svolta nel periodo della guerra immane, accanto al ministro generale padre Venanzio, e nell’assenza di questi, recatosi in visita per le provincie. Nel 1919 la sua vita fu in pericolo per un gravissimo incidente ciclistico, e fu un’evidente grazia quella di non aver riportato a lui conseguenze irreparabili; anzi in poco tempo si riebbe completamente dalla terribile scossa. Nel 1920 i suoi confratelli lo elessero ministro generale dell’ordine in Italia e all’estero. Fu anche nell’America del Sud e del Nord, ed ebbe durante la sua permanenza colà il delicato e importantissimo incarico di visitatore apostolico di ben 35 diocesi di quelle regioni. Fu anche visitatore apostolico di vari seminari diocesani e di moltissimi istituti religiosi. Pur pressato da tanto lavoro ed incarichi, trovò tempo di consacrare la vasta dottrina ed esperienza come consultore della sacra congregazione dei sacramenti, e nello stesso tempo presso il vicariato di Roma come giudice ordinario del clero. Di lui, del suo ingegno, della profondissima erudizione sacra, unita a fervida pietà abbiamo pregevoli monografie: De SS.ma Communionis frequentia; De cultu Boni Pastoris Amplificando, De osculo pedis Summi Pontificis. A riconoscimento di sì eccelse qualità di mente e di cuore, a premio di tanta attività spesa a bene delle anime e della Chiesa, per cui padre Giuseppe Antonio di Persiceto fu carissimo al sommo pontefice Benedetto XV di s.m. il Santo Padre Pio XI felicemente regnante il 10 maggio 1926 lo nominò arcivescovo di Modena e abate di Nonantola. Ricevette la consacrazione episcopale in Roma nella chiesa della casa generalizia dei cappuccini il 23 dello stesso mese per le mani di sua eminenza il card. Granito Pignatelli di Belmonte, essendo consacranti mons. Longhin, vescovo di Treviso e mons. Menegazzi, vescovo di Comacchio, ambedue dell’ordine dei cappuccini. Fece solenne ingresso in Modena la sera del 28 giugno dello stesso anno, celebrando il primo solenne pontificale il giorno dei SS. Pietro e Paolo; e in Nonantola il 12 settembre, pontificando solennemente il giorno dell’Esaltazione di S. Croce, 14 dello stesso mese. Come alla consacrazione episcopale in Roma, così ai solenni pontificali di Modena e di Nonantola il parroco assieme ad alcuni parrocchiani ebbe la ventura e la gioia di assistere, unendosi in preghiera ai tanti che fecero e fanno voti di lunga e prospera vita a bene delle anime della Chiesa. Vada a S.E. mons. Bussolari da queste colonne l’espressione rispettosa dell’omaggio del parroco e parrocchiani di San Giacomo di Lorenzatico, i quali vogliono compensare con questo tenuissimo segno di orgoglio affetto quel che in passato vollero, ma non poterono eseguire, mentre lo pregano di voler continuare ad essi la sua ambita benevolenza, e ripetono ancora una volta caldo e sincero l’augurio ad multos annos!

Con bolla 1 giugno 1931 Sua Eminenza il nostro card. arcivescovo Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano ha nominato canonico statutario della insigne collegiata di S. Giovanni in Persiceto il parroco nostro don Enrico Donati. Se ne fa qui memoria non per ostentare un’onorificenza che egli, estensore di queste memorie, sinceramente confessa di non meritare, ma perchè tal nomina riesce ad onore della nostra parrocchia. Il nominato prese possesso dello scanno il 29 agosto stesso anno, dopo avere prestato il prescritto giuramento nelle mani dello stesso eminentissimo intervenuto a rendere più solenne la festa titolare di quella parrocchia.

Nel 1931 venne rifatta la chiavica che dal fondo Chiesa dà nel Mascellaro al confine col fondo San Pietro della tenuta Zenerigolo attraverso la via Boschi. Alla spesa hanno concorso i due proprietari utenti, e cioè il benefizio parrocchiale nostro e il propietario della tenuta suddetta. La spesa del parroco fu di £ 238.90.
Nel 1931 si sono fatti ai fabbricati del beneficio parrocchiale lavori per £ 186. Nello stesso anno si sono spese per impianti £ 62.