Conclusioni

  Se ripenso oggi alle vicende che ho cercato di raccontare, la cosa che più mi colpisce è vedere come la “Resistenza Ufficiale” abbia cercato di rimuoverle dalla coscienza storica, di stendere su di esse un velo pietoso, per far passare invece una rappresentazione oleografica secondo la quale la Resistenza è stata tutta buona, generosa, eroica e disinteressata (ed il libro di Zambonelli costituisce proprio un esempio di questo tipo di rappresentazioni).

  Di questi morti qualcuno ha detto: “Erano fascisti”. Ma io non penso che i partigiani si proponessero di eliminare tutti quelli che erano o erano stati fascisti, altrimenti sarebbe stata una strage (anche nelle loro fila!).

  Qualcuno ha detto: “C'era la guerra”. Ma a Campagnola i due terzi delle vittime sono state uccise dopo la fine della guerra. Per la Provincia di Reggio, un computo della già citata Associazione di famiglie delle vittime indica che oltre l'85% delle uccisioni avvenne nei giorni immediatamente successivi alla Liberazione. Per giustificare queste uccisioni è stato fatto anche il tentativo maldestro, da parte dell'Anpi, di “spostare” la data della fine della guerra all' 8 o al 10 di Maggio ma è un'operazione di falsificazione della Storia che si qualifica da sola.

  Qualcuno ha detto: “Una guerra così crudele non si poteva pensare che finisse da un giorno all'altro”. Va' bene, c'erano dei conti da regolare, ma perchè non è stata fatta neanche una parvenza di processo con regolare condanna e, soprattutto, perchè sono stati poi nascosti i corpi delle vittime ? Qualcuno ha detto: “Ma non c'erano solo i comunisti”. È certo che a Campagnola il “braccio armato” della Resistenza, quello che compì le 27 esecuzioni, era composto nella quasi totalità da comunisti. Basta controllare l'elenco dei partigiani a pag.145 del libro di Zambonelli (pubblicato a cura dell'Anpi). I comunisti si sono sempre vantati del contributo prioritario dato alla Resistenza armata; cercare di scaricare delle responsabilità su altre componenti politiche quando si tratta di pagare dei conti con la Storia sembra un'operazione davvero meschina. È il caso di sottolineare poi che anche la dirigenza del CLN, a Campagnola, aveva una composizione perlomeno “strana”: infatti, mentre il rappresentante comunista era Basenghi e quello democristiano era Pasotti, il rappresentante “socialista” era Galliano Carretta, notoriamente comunista (Zambonelli, 1984, pag.82).

  Volevo ritornare, prima di concludere, sulla questione “soldi” che, secondo alcuni dei miei testimoni, rappresenta una delle principali chiavi di lettura di molti degli avvenimenti riportati, soprattutto dell'immediato dopo-Liberazione. È certo che molti agrari di Campagnola, che avevano avuto grosse responsabilità con il fascismo, si sono salvati perchè hanno pagato (tra le 27 vittime solo i Righi appartenevano alla classe dei “padroni” e di loro mi è stato detto che “... non volevano pagare”(!) mentre tutti gli altri erano operai, come mio padre, impiegati, piccoli bottegai, ecc.) È anche vero che, nell'immediato dopoguerra, in un periodo di miseria nera per le classi popolari, alcuni ex-partigiani di Campagnola hanno dimostrato di godere di una discreta, ed improvvisa, fortuna economica; in questo senso, secondo un testimone di quel periodo, si spiegherebbe anche l'uccisione dei due fratelli Zulini, partigiani, che aveva lo scopo di eliminare testimoni scomodi di “prelievi” ed “espropri” i cui proventi non erano poi finiti nelle casse comuni della Resistenza.

  Nota. Essendo nato nel Luglio del '45, ho potuto scrivere queste pagine solo sulla base di testimonianze di altre persone; tra le tante che ho raccolto, particolarmente importanti sono state quelle di: Dante Corradini, Umberto Righi, Tina e Mirello Nicolini, Maria e Alberto Lodini, alcuni componenti della famiglia Rustichelli, Egidio Baraldi e Teresa Ferrari.