Il piano regolatore

    La sistemazione urbanistica della zona d'incrocio di via S. Felice-Lame è stata resa possibile dall'inosservanza da parte degli organi comunali delle prescrizioni di piano regolatore. Si è detto, dalla difesa, che il piano regolatore del 1889 non è stato violato e vogliamo crederci: esso infatti, si dice, si limitava all'apertura della nuova via Roma (ora Marconi) e non considerava l'imbocco della via S. Felice. Ma noi dobbiamo tener conto dei successivi piani particolareggiati che man mano introducevano varianti al piano del 1889 ed estendevano le loro prescrizioni alla zona in questione e limitrofe. Si arriva così al Piano di risanamento deliberato dal Comune nel 1938 e che ricevette l’approvazione interministeriale nel 1940. Questo è l’ultimo piano valido per la zona e questo piano doveva essere rispettato. Se il Comune avesse ritenuto di doverlo modificare, doveva apportarvi le necessarie varianti e farle approvare, come è stato fatto per quel lotto di via Marconi che comprende la Casa di Galvani. Invece il Piano di risanamento fu violato e la larghezza della via S. Felice, che doveva venire nel primo tratto portata a dodici metri, restò quella che fu nei secoli delle diligenze, cioè esattamente metri cinque e novanta centimetri, come è indicato nelle piante che ho esaminate; anzi, si è detto che è stato necessario restringerla di dieci centimetri, per rimediare lo strapiombo di una colonna del portico. Si è addossata la colpa di ciò alla Soprintendenza ai Monumenti che, si afferma, volle la conservazione della Casa cosiddetta di Guido Reni. Il pretesto è infondato e lo dimostrerò in appresso. Per ora mi preme rilevare che la sistemazione urbanistica della zona è stata fatta in violazione del piano di risanamento che è, ripeto, l'ultimo piano legittimamente valido per quella zona. Questa violazione cade sotto l'art. 27 della Legge Urbanistica che dice testualmente: « Le deliberazioni ed i provvedimenti comunali che autorizzino opere non conformi a prescrizioni di piani regolatori, ovvero in qualsiasi modo costituiscano violazinne delle prescrizioni stesse, possono essere in qualunque tempo annullati a norma dell'art. 6 del Testo Unico della legge Comunale e Provinciale, approvato con R.D. 3 marzo 1934 n. 383, mediante decreto presidenziale, su proposta del Ministro per i lavori pubblici, di concerto con quello per l'interno».
    È quindi in facoltà del Governo annullare in qualunque tempo quel provvedimento comunale che autorizzò l'opera difforme al piano regolatore, e ciò potrà avvenire d'ufficio o su denunzia di qualunque cittadino che disapprovi l'arbitrio commesso dagli uffici comunali. Ma, anche senza un provvedimento così grave, ci si troverà ben presto nelle condizioni di dover trovare una nuova soluzione per l'imbocco di via S. Felice, imbocco che non può consentire, senza pericoli, il passaggio simultaneo di due autobus o di due autocarri, perché questi possono misurare metri due e cinquanta di larghezza e non è chi non veda la difficoltà di fare incrociare due veicoli larghi due metri e mezzo ciascuno, in una strettoia inferiore a sei metri. Specialmente quando tale strettoia è situata sul tronco di una via di grande comunicazione quale è la via Emilia. Si dirà: abbiamo già pensato, già studiato, già provveduto con deviazioni di traffico che attueremo al momento opportuno; e tante altre belle cose si potranno dire. Ma, a parte la considerazione che ogni altra soluzione buona o di ripiego sarà stata causata dal non essersi il Comune attenuto alle prescrizioni del piano di risanamento, noi desideriamo sapere fin d'ora come il Comune intenderebbe risolvere il problema del traffico in quella zona. E non crediamo di esigere troppo da una amministrazione che fino dal lontano 1945 ha promesso il varo del nuovo piano regolatore generale.
    Leggo dalla relazione del Sindaco nella seduta del Consiglio Comunale del 20 dicembre 1945 «Il lavoro sia per il piano regolatore della città che pel piano di ricostruzione degli abitati danneggiati dalla guerra sta sviluppandosi con la massima buona volontà da parte sia della Commissione che dell'Ufficio Tecnico e si può dire quasi ultimato».
    Cito ancora: dal verbale della seduta consiliare 30-11-1946: Assessore Bentini: « ... Questa Commissione ha ora redatto il Piano di ricostruzione e completato gli studi sul Piano regolatore che verrà a quanto prima alla vostra approvazione».
    E potrei continuare. Ma, tant'è, ci avviciniamo ormai al 1954 e il nuovo Piano regolatore «quasi ultimato» fin dal 1945, come disse il Sindaco, è ancora da venire. E intanto si costruisce, si danno nuovi aspetti alle vie, si ipoteca l'avvenire urbanistico della nostra città. Questo è il caso dell'arbitraria sistemazione dell'imbocco di via S. Felice, sul quale caso io mi sono attardato soprattutto perché ho il timore che molti casi analoghi si saranno verificati o si verificheranno. A proposito della sistemazione data all'importante incrocio di cui stiamo discutendo, lessi su un giornale cittadino del 12 settembre 1952 un'aspra critica di un noto architetto bolognese e mi meravigliai di non trovare nei giorni seguenti una replica degli uffici competenti del Comune, che pure avevano il dovere di difendere il loro operato davanti alla cittadinanza e che pur son soliti a rispondere in casi certamente meno importanti con estrema sollecitudine.