Il comunismo e la gioventù

    Vi sono nel p.c.i. molti giovani i quali credono veramente che il Partito lotti per dare un avvenire migliore alla gioventù. Essi sono presi nel vortice della propaganda comunista e a loro volta diventano strumenti di propaganda fra altri giovani. Le lusinghe, le promesse di un mondo migliore, più umano, più sociale, più giusto, fanno presa fra la gioventù. Il giovane comunista cresce con l'odio verso la classe borghese e capitalista: e sorge in lui spontaneo l'istinto di lotta e di soppressione di queste classi a lui avverse, le quali, secondo il suo giudizio, impediscono alla gioventù ogni diritto umano e civile.
    Il giovane, divenuto così cieco, non comprende più nulla. Egli non vede che la sua lotta, condotta contro una parte dell'umanità, non potrà mai formare una umanità nuova: nè si accorge che non può essere giusta una società che soggioga e tiene oppressa un’altra parte di essa; che non può essere giusta una società che ha il suo cammino ingombro di sangue e di cadaveri.
    Non si dice ai giovani che i capitalisti non hanno il diritto di vivere, però si fa di tutto perchè i giovani lo comprendano. Non si dà al giovane l'arma in mano perchè sopprima il suo avversario di classe, ma gli si crea la volontà di procurarsela. Ed ecco il giovane guardare con odio il suo datore di lavoro, di cui si dice vittima; eccolo andare sulla piazza con gli occhi che brillano di sangue. Vuole la rivoluzione il giovane comunista. Vuole disfarsi con la violenza di chi lo opprime. Questo è il dramma che vive una parte della gioventù italiana. Io stesso l'ho vissuto. È proprio così.
    Provino i gerarchi comunisti a smentire quello che affermo. Io per 7 anni sono stato fra loro ed ho provato queste sensazioni, e così tutti gli altri giovani.
    La propaganda comunista è talmente galvanizzata che spinge al delitto. Lo testimoniano i fatti. A Bologna, durante una manifestazione contro la legge elettorale, a metà gennaio di quest'anno (1953), è stato arrestato un giovane che portava nascosta sotto la giacca una ascia da macellaio. Agli agenti che gli chiedevano cosa ne volesse fare, ha risposto: «Usarla». Altri giovani sono stati arrestati con spranghe di ferro avvolte nei giornali. Per farne che? Usarle.
    Chi arma le mani di questi giovani? Chi rende assassini questi giovani? Io rispondo: «Solo la propaganda sfrenata e piena di odio fatta dal p.c.i.».
    Ma è proprio necessaria questa propaganda? Sì, è necessaria al p.c.i.. Solo in questo modo esso elettrizza le masse e le porta sulle piazze a lottare con coraggio. Gli incidenti che possono avvenire negli scontri di piazza sono nuovi motivi per muovere i più lenti, i più apatici.
    Modena, Melissa, Montescaglioso, Torremaggiore, sono le tappe funeste e dolorose di una politica sorda, cieca e piena di odio, che porta sulle piazze onesti lavoratori che vogliono la pace, la libertà e il lavoro; le quali cose mai avranno dal partito della violenza e del disordine, il p.c.i.
    Bisogna intervenire. Occorre strappare la gioventù dalla propaganda comunista. Bisogna portarla via dalle mani di chi così male la indirizza. Bisogna intervenire con energia e subito, prima che non sia troppo tardi.
    Perciò così mi rivolgo ai giovani: Giovane che militi nel p.c.i. o che simpatizzi per esso, non credere alla propaganda comunista. Essa è menzognera e falsa. Tutto ciò che ti spingono a fare, ha solo scopi politici, e mai economici e sociali. Quanto ti dicono sugli ideali socialisti è falso. Guarda a quel che avviene nei paesi cominformisti. Enormi processi che mandano alla forca diecine di persone, proprio gli uomini che ieri fondarono il partito, lo diressero e lo portarono al potere in questi paesi. Oggi essi vengono processati, impiccati, perchè non vogliono più sottostare alle direttive di Mosca. Tutti i paesi asserviti al Comunismo sono sotto forti inquisizioni e oppressioni sovietiche.
    In Cecoslovacchia undici membri della direzione del partito e capi del governo, compreso il segretario generale, Slanski, sono stati impiccati. In Romania sette ministri sono stati di recente esonerati, mentre si prepara un grande processo contro Anna Pauker e Vasile Luca, che fino a ieri erano i santoni del comunismo internazionale, che anche noi, qui in Italia, abbiamo esaltati. Nella Germania Orientale, in Polonia, Ungheria, Albania sono in corso grandi epurazioni contro i dirigenti comunisti che a noi erano stati presentati come i i migliori. Oggi costoro si avviano verso la forca.
    Nella stessa Unione sovietica che tanto si decanta come un paradiso terrestre, dove tutto va bene, dove il popolo non canta altro che osanna a Stalin, è ora in corso una grande epurazione fra le alte gerarchie degli organi statali, della produzione e del partito.
    Il cosiddetto complotto dei medici denuncia anch'esso una situazione che non è quella di cui va cianciando il p.c.i. Stalin stesso ammonì sulla Pravda del 31-1-1953 (tutti i giornali italiani ne hanno parlato): «I resti delle classi sconfitte in seno all'Unione sovietica sanno che debbono cercare appoggio al di fuori dell'URSS, presso i governi borghesi. Questi residui insistono nei loro sforzi disperati. Fra noi ci sono ancora i resti delle ideologie della proprietà, ci sono ancora coloro i quali si aggrappano ai modi di vedere borghesi».
    Dunque anche in Russia tutto non va bene come si dice. Non è vero che tutti siano d’accordo con Stalin. È vero invece (ed è Stalin che lo disse) che vi sono ancora delle classi che, sconfitte, si oppongono al regime comunista. Non è vero che l'URSS è un paese senza classi. Le classi esistono: esse sono oppresse, schiave, e, nonostante tutto, lottano contro lo stato capitalista. Anche nell’URSS il popolo è scontento e lotta contro la prepotenza e la violenza comunista.
    La morte non del tutto naturale di Stalin ha ora cambiato molte cose nell’URSS.
    Gli epuratori di un tempo sono oggi sostituiti da nuovi epuratori. I medici incriminati come spie, briganti, criminali, assassini, sono liberati e i briganti criminali, avventurieri, assassini divengono coloro che li arrestano.
    Ministri, uomini di governo, vice capi di ministeri vengono incriminati, si tolgono le decorazioni a chi furono date per gli alti servizi resi alla Patria.
    La politica sovietica, a un solo mese dalla morte di Stalin, ha completamente cambiato faccia.
    Malenkow, assieme agli altri due intriganti Beria e Molotof, fra i quali è evidente una furibonda lotta a tre per il potere, stanno facendo non solo il processo a Stalin, ma stanno seppellendo la sua dottrina e quella del maestro, Lenin.
    I paesi satelliti, anch'essi vanno marciando il passo con la nuova politica rossa di Malenkow. Chi tace, sono i comunisti nostrani e occidentali che disorientati non sanno che dire e si limitano a scrivere sui loro giornali di «grande giustizia sovietica».
    Essi non vogliono dire ai loro gregari quanto sta accadendo in Russia dopo la morte non del tutto naturale di Stalin. Non vogliono dire che le due mummie che giacciono sulla piazza del Cremlino hanno portato seco le loro teorie rivoluzionarie.
    Un novello dittatore siede al Cremlino, per nulla migliore del vecchio imbalsamato. La croce del comunismo rimane sulle spalle del popolo russo.
    Guarda, o giovane comunista, cosa dice la storia delle cosiddette rivoluzioni socialiste. Esse sono una enorme croce bagnata di sangue, una enorme croce che è sulle spalle del popolo del paese ove esiste il comunismo.
    Rifletti, giovane amico, medita a lungo. La tua salvezza verrà solo dalla tua personale riflessione e dall’aiuto di Dio. Quando avrai riflettuto, dirai con me: «Grazie, Signore; la luce è venuta... Ero un cieco e Tu mi hai dato la luce... Ora vedo lo stesso mondo di prima, ma lo vedo in un altro modo...».