Il comunismo e la religione

    Il p.c.i. non può attualmente prendere una posizione di lotta aperta contro la Chiesa e il clero. Assume perciò una posizione opportunista e falsa verso la religione. Troppo forte è il movimento cattolico italiano, troppo grande è ancora l'influenza della religione sulle masse.
    Il p.c.i. ha preso più volte posizioni antireligiose, ma mai di carattere orientativo per le masse operaie. La lotta antireligiosa è condotta con molta cautela. Insieme ai problemi economici e politici, il partito comunista riesce a far penetrare fra le masse l'idea della responsabilità della Chiesa per l'attuale momento politico ed economico. In questo modo le masse vengono aizzate contro il clero, contro la Chiesa, contro il Papa.
    Ecco come il comunismo italiano presenta la Chiesa nei suoi rapporti economici: «La Chiesa è la più grande potenza finanziaria del mondo; la Chiesa è proprietaria di banche, di società anonime; primeggia nei più grandi trust internazionali».
    «Il Papa ha le mani sporche di sangue, è responsabile di conflitti sociali, di guerre e guerriglie» (discorso dell'on. Laura Diaz, a Ortona a Mare, 13-6-48).
    Si accusa la Chiesa come la proprietaria di immobili adibiti a postriboli (discorso dell'on. Velio Spano a Torino, 3-3-1950).
    È evidente che con tale propaganda, fatta lentamente alla base comunista, il P.C.I. riesce a creare tra le masse una atmosfera di odio contro la Chiesa.
    In questo punto l'Emilia ha un primato: cinquantadue sacerdoti assassinati, dei quali parecchi dopo la liberazione. Inoltre vi è stato un assalto alla Parrocchia di Ceretolo, in provincia di Bologna, facendo saltare con dinamite parte della canonica. In questa occasione rimase ucciso un bimbo e ferito il parroco. Questo fatto è rimasto oscuro, e non si è potuto scoprire gli esecutori dell’attentato nè i mandanti. A S. Giovanni in Persiceto, in Provincia di Bologna, è stato assassinato Giuseppe Fanin, dirigente provinciale delle ACLI bolognesi. Gli assassini sono quattro comunisti, fra cui il segretario della sezione del luogo, Bonfiglioli. Il fatto è avvenuto il 4-11-1948 .
    L'aggressione del parroco dei SS. Filippo e Giacomo, in Bologna, è un altro fattaccio provocato dall’odio religioso, seminato volutamente da parte di qualcuno bene identificabile. Questo povero sacerdote di 80 anni, che io ho conosciuto, non era certo il nemico degli operai, ma l'amico di tutti, a qualunque partito appartenessero, buoni o cattivi. La furia malvagia e assassina di certa gente si è ugualmente abbattuta su di lui, benché malandato e ottantenne . Povero il mio buon parroco! Quel giorno che vi picchiarono io ero ancora dall'altra parte e forse ne gioii; ma non so, non ricordo. Voi mi avete già perdonato nel caso avessi avuto tanto vile e basso sentimento, così come avete perdonato ai vostri percuotitori.
    La politica antireligiosa del p.c.i., pur non essendo ufficiale e dichiarata, esiste, e si muove in un modo sibillino su un terreno fertile, quale quello economico-politico.
    La politica comunista è falsa anche per quanto riguarda la libertà religiosa concessa agli iscritti. L’articolo 2 dello statuto sancisce la libertà religiosa. Ma due righe dopo si demolisce questa libertà. Ogni membro del partito è tenuto ad accettare il programma politico e lo statuto del partito. Il programma comunista (variabile secondo le circostanze e i luoghi) è ben noto, mentre non è conosciuta da molti la sua dottrina che anima tale programma. Soprattutto non è conosciuta da quei cattolici (o che si dicono tali) che militano nel partito comunista, o simpatizzano, dando ad esso il loro voto.
    I cattolici iscritti al partito comunista sanno che questi non può tollerarli interamente, appunto perchè cattolici?
    Non hanno ancora capito che il partito si serve di essi oggi, e che domani faranno la fine che hanno fatto tutti i credenti dei paesi comunisti?
    I cattolici iscritti al comunismo dovrebbero porsi queste domande: «Ègiusto che io cattolico appartenga ad un partito, in cui sono tollerato per metà? — è giusto che io, cattolico, appartenga ad un partito la cui dottrina è atea? — è giusto che dopo aver constatato l'odio e la lotta del partito contro la Chiesa, io possa, da credente, continuare a vivere nel partito comunista?».
    Che un credente sia tollerato per metà in seno al p.c.i. è dimostrato da un articolo apparso su Vie Nuove il 12-8-1951. In questo articolo è detto che le condizioni lasciate dal partito per le credenze religiose, non debbono essere una riserva per l'accettazione del programma e dello statuto del partito.
    Riguardo poi alla seconda domanda, che cioè la dottrina comunista sia atea, è risaputo da tutti. Un cattolico iscritto al p.c.i. non sarà certamente d’accordo con la seguente affermazione di Lenin: «La nostra propaganda comprende necessariamente anche la propaganda dell'ateismo» (da Università Comunista, lezione 11.ma, pagina 13).
    «Bisogna liquidare risolutamente ogni tentativo di combattere i pregiudizi religiosi, mediante misure amministrative, come per esempio la chiusura delle Chiese, delle moschee, delle sinagoghe, delle case di preghiera.... La propaganda antireligiosa deve assumere un carattere esclusivamente materialista» (Da Università Comunista, pag. 20, lez. 11.ma).
    Anche quando si accenna ad una certa tolleranza (la tolleranza della mano tesa), appare sempre evidente il motivo antireligioso, come in queste parole dell’on. Secchia: «Anche il problema dell’atteggiamento dei comunisti di fronte alla religione non è sempre impostato come si dovrebbe. Nel partito non si fa un sufficiente lavoro di educazione. Noi non dobbiamo abbandonarci all’anticlericalismo di vecchio tipo. Dobbiamo, però, diffondere i principi fondamentali della nostra dottrina, dobbiamo dare ai nostri quadri, ai nostri compagni una educazione marxista, leninista.... Non dovrebbero essere tollerate certe forme di ipocrisia e di opportunismo di compagni atei, non credenti, i quali si sposano in Chiesa o contribuiscono con i loro atteggiamenti pratici alla rinascita di manifestazioni religiose». (Da Università Comunista, pag. 44: lezione 11.ma).
    Il comunismo italiano vuole, come il comunismo di ogni altro paese, mettere in pratica la dottrina marxista-leninista, la quale prima di tutto spazza via la religione, definita «oppio del popolo». Lenin infatti afferma molto chiaro il suo pensiero sulla religione. Egli dice: «Bisogna affidare alle masse il vario materiale della propaganda atea. Bisogna istruire queste masse sui vari problemi della vita, bisogna andare incontro ad esse con tutti i modi per distrarle dal sonno religioso». (Da «Sotto la bandiera del marxismo», Marzo 1922).
    Un cattolico quindi, credente in Dio, non può trovarsi d’accordo con la politica atea del comunismo. Anche se un cattolico viene accettato nelle file di un partito comunista, è tollerato per metà, non essendovi riconosciuto come cattolico.
    Nè un cattolico può appartenere al comunismo nella speranza di un miglioramento economico.
    I comunisti aspirano al miglioramento economico delle classi lavoratrici, o almeno tale è il fine che essi dicono di voler raggiungere.
    Ma essi con la loro concezione economica non potranno mai raggiungere tale fine.
    Il comunismo spazza via tutti i capitalisti privati, ma crea un altro capitalismo, quello di Stato, al quale nessun operaio può sfuggire. Questo capitalismo è ben più terribile di quello privato, perché mentre un danno arrecato al capitalismo privato rimane limitato ad esso soltanto, un danno invece arrecato al capitalismo dello stato comunista diventa un delitto perseguibile dalla legge, perchè contro lo stato.
    Ed inoltre il sistema dello stato capitalista toglie ogni libertà di lavoro. Esso determina a ciascuno, o dovrebbe determinare secondo la sua teoria, il proprio campo di lavoro. Rende inoltre impossibile al lavoratore ogni possibilità di contratto di categorie, dovendo tutto determinare lo stato. E quindi secondo la dottrina comunista non hanno ragione di esistere né gli scioperi, né alcuna manifestazione di protesta, sia pure giustificata.
    Non sarà quindi l'idea di Dio e della religione ma piuttosto la concezione marxista del lavoro che, come diceva Lenin, «addormenta i sentimenti sociali, sostituendo ciò che è morto a ciò che è vivo, recando in sé l'idea della schiavitù, della peggiore schiavitù, di una schiavitù senza domani» (Da U. C. lezione 11.ma pag. 7).
    No, compagni comunisti, Dio non addormenta nessuno. Il Vangelo predicato da Gesù Cristo smentisce quanto dice Lenin. L’opera della Chiesa, passata e presente, e particolarmente l'opera nuova «per un mondo migliore» voluta dal S. Padre, smaschera tutte le vostre nefande bugie.
    Dio, Gesù, la Chiesa, hanno chiamato e chiamano e chiameranno sempre gli operai, i poveri a lottare per rivendicare una vita migliore, a reclamare la giusta mercede. Gesù così ha predicato contro i ricchi: «Vi dico in verità che difficilmente un ricco entrerà nel Regno dei cieli... è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei cieli» (Matt. 19, 23-24).
    E S. Giacomo così apostrofa i ricchi: «O ricchi piangete, urlate a motivo delle miserie che verranno sopra di voi. Le vostre ricchezze si sono imputridite e le vostre vesti sono state rose dalle tignole: l'oro e l'argento vostro è arrugginito e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi, e come fuoco divorerà le vostre carni» (Epis. 5, 1-3).
    Oggi la chiesa con la parola del Papa ha richiamato ancora tutti i ricchi ad essere più cristiani e a dimostrarlo con le opere. L’ottimo P. Gesuita P. Lombardi è la voce potente che fa latrare il comunismo italiano e sta mettendo in crisi le federazioni più rosse. In un articolo apparso su «La Lotta», organo della Federazione provinciale del p.c.i. di Bologna, è evidente la tremarella che ha preso i capi del p.c.i., dopo le riuscitissime conferenze di P. Lombardi. I compagni, giocando col falso, vogliono con insulti e frasi da trivio nascondere alla massa che legge solo la stampa comunista la riuscita spettacolare delle conferenze periferiche e di città, che P. Lombardi ha tenuto. Vogliono nascondere alla massa il vero contenuto di. queste conferenze, per un «mondo migliore». Essi affermano che P. Lombardi predica l'odio, «per portare acqua al mulino dei ricconi sfondati attraverso l'intontimento e l'incretinimento della gente per fare un mondo migliore per i capitalisti».
    Mentono, sapendo di mentire, questi bugiardi, persecutori del popolo e istigatori alla violenza e all’odio di classe, sobillatori e disfattisti contro gli organi dello Stato.
    P. Lombardi non predica l'odio, nè la rassegnazione inerte di fronte alle ingiustizie, ma l'amore e l'aiuto cristiano, non un mondo migliore per i capitalisti, ma un richiamo ai ricchi ad essere più cristiani e a dare di più ai poveri, anche essi figli di Dio. Egli chiama i poveri a rivendicare la loro giusta mercede.
    Bugiardi, spudorati! Volete a tutti i costi mantenere nell’oscurantismo i lavoratori accusando di oscurantismo gli altri che invece predicano la verità.
    Siete dunque voi oscurantisti, falsi e protervi.
    I lavoratori onesti impareranno presto a conoscervi meglio e a liberarsi dal peso della vostra deleteria politica.
    Essi diranno con me: Vieni, o Gesù, Luce e Verità.