Tenente colonnello Luigi Zacchi

Un brindisi mancato

Per dare un'idea della figura del tenente colonnello Luigi Zacchi, comandante del Battaglione "Cividale", abbiamo qui riportato un capitolo del libro Naufrago della steppa – diario di un ufficiale della “Julia” sul fronte russo, di Ermenegildo Moro, con il permesso dell’editore Moro.

Tenente colonnello Luigi Zacchi     Dopo che il "Cividale" aveva già sostenuto il primo ciclo di sanguinosi combattimenti per il possesso della quota 176, il generale Eibl in persona, seguito da un alto ufficiale del suo comando, venne nella miserabile buca in cui il tenente colonnello Zacchi, avendo come "tirapiedi" il sottoscritto, aveva fissato il suo posto comando. Il generale tedesco, esprimendosi nel migliore italiano di cui era capace, elogiò l'eroico comportamento del Battaglione "Cividale" e del suo comandante e consegnò al colonnello Zacchi la croce di ferro di seconda classe al valor militare, alla quale aggiunse "per i valorosi alpini", come disse testualmente, trenta bottiglie di pregiato vino bianco del Reno, accuratamente protette con un involucro di paglia contro il gelo terribile. Il colonnello Zacchi, in una buffa posa di "quasi attenti" (la copertura della buca era talmente bassa che non vi si poteva stare dritti) ringraziò il generale germanico per la decorazione conferitagli, aggiungendo, però, che avrebbe preferito fosse stata concessa al battaglione, non a lui; quel vino, in quella zona ed in quelle circostanze, era veramente un dono principesco.
    Partito il generale, il colonnello mi diede l'incarico di ripartire le trenta bottiglie fra le compagnie e di farle arrivare a destinazione. La suddivisione, invero, essendo cinque le compagnie, non costituiva un problema difficile nemmeno per me, di cui era nota a Zacchi la scarsa propensione per la matematica. Ma caspita, in tal modo non sarebbe rimasta per lui, e per me!, neanche una bottiglia di quel bel vino ambrato che si vedeva tralucere, come oro liquido, attraverso gli spiragli dell'involucro che avvolgeva il vetro. Perciò feci il tonto e gli chiesi come avrei dovuto ripartire quel tesoro; e lui:
    "E' presto fatto: trenta diviso cinque fa sei, no? Sei bottiglie per compagnia".
    Allora sbottai:
    "Ma scusi, e per lei e per me?"
    Ci pensò un momento e poi mi rispose:
    "Per la verità non mi dispiacerebbe di assaggiarne un po', e penso che nemmeno a lei farebbe male un bicchiere; ma veda, né io né lei abbiamo combattuto. Mandiamole tutte a quei poveri ragazzi!"
    E così il desiderio di assaggiare quel vino rimase tale; e si che, pur non avendo materialmente partecipato agli assalti, lui ed io eravamo continuamente in linea, che percorrevamo senza sosta ed in tutti i sensi giorno e notte in cerca di granate e pallottole; e poi, infine, quella maledetta tomba del posto comando non distava dalla linea del fuoco più di un centinaio di passi !

Testo e foto sono tratti da: Naufrago della steppa – diario di un ufficiale della “Julia” sul fronte russo di Ermenegildo Moro, Editore Moro, 2002, ISBN 88-88927-00-X